«Immediati chiarimenti, nelle sedi opportune, sul ruolo svolto dal Governo Italiano». Li chiedono le sigle sindacali di Mps all’indomani del Cda della banca che ha visto la nomina del nuovo Ad Marco Morelli e la presentazione delle dimissioni da parte del presidente Massimo Tononi. «Basta ambiguità» sottolineano in una nota le sigle sindacali (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl, Uilca Unità sindacale) che definiscono «inattese» le dimissioni di Tononi e chiedono chiarimenti sul ruolo del Governo «sia in tema di cambio repentino della governance, sia sulle azioni che lo stesso Governo intende svolgere a garanzia del terzo gruppo bancario domestico, degli oltre 25mila lavoratori che dello stesso gruppo fanno parte, e del sistema creditizio nazionale».
Faccia a faccia il 20 settembre I sindacati hanno richiesto un incontro con il nuovo Ad dove «sarà necessario effettuare un chiarimento sulle tempistiche e sulle modalità di attuazione dei progetti strategici riguardanti il Gruppo, nonché sull’identificazione non più rinviabile del Responsabile della Rete». L’incontro si svolgerà a Siena martedì 20 settembre alle 14.
Retribuzioni inaccettabili Le organizzazioni sindacali di banca Mps definiscono «inaccettabili ed assolutamente non coerenti con la situazione di difficoltà attraversata dal Gruppo Monte dei Paschi» gli emolumenti previsti per il nuovo Ad Marco Morelli, quelli per la fuoriuscita del precedente Ad Fabrizio Viola e «in generale quelli dell’intero top management». I sindacati già nella prima riunione con i vertici dell’azienda convocata per il 20 settembre «richiederanno fortemente una decisa inversione di rotta» e «una maggiore trasparenza ed una drastica riduzione delle remunerazioni di tutto il top management», spiegano in una nota evidenziando come non sia più rinviabile «il conferimento del contributo di tutte le Figure Apicali a MPSolidale, come fatto dal Presidente dimissionario che ha versato l’intera retribuzione». Le stesse sigle chiedono inoltre al Governo Italiano, in qualità di maggiore azionista della Banca, «di imporre politiche retributive coerenti con quelle indicate per i manager pubblici, che risultano essere molto più basse rispetto a quelle in vigore nell’intero settore creditizio».