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Due narratori d’eccezione per l’anteprima ad Arezzo del Premio Pieve “Saverio Tutino. Sul palco del chiostro del Comune di Arezzo insieme a Camillo Brezzi, direttore scientifico dell’Archivio dei Diari e Natalia Cangi, direttrice organizzativa e lettrice di ognuno dei 7300 diari di Pieve, ieri sera  c’erano anche Matteo Caccia e Tiziano Bonini. Dopo il successo dell’anno scorso, i due cantastorie di Pascal – il programma di Radio Rai 2 che racconta le vite delle persone attraverso le storie vere degli ascoltatori – sono tornati ad Arezzo per presentare in anteprima le otto storie finaliste della 32esima edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, che si svolgerà dal 16 al 18 settembre prossimi a Pieve Santo Stefano, Arezzo. AgenziaImpress li ha incontrati per farsi svelare come si raccontano queste “StoriEmigranti”.

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Come si raccontano le otto storie finaliste del Premio Pieve?

«La vera difficoltà sta nel trovare la giusta distanza – spiega Tiziano Bonini – . Perché alcune sono difficili, dure. Questo è il momento di presentazione di queste storie, del lavoro che viene fatto tutto l’anno dall’Archivio e un assaggio del Premio Pieve. Ci vuole un giusto mix. Per raccontare questi diari l’atteggiamento giusto è un po’ quello di chi fa surf. Riuscire a rimanere a galla e non farsi risucchiare dalla singola storia, senza immergersi. Perché quello è il compito del lettore, non il nostro. Noi cerchiamo di saltare e rimanere sulla cresta dell’onda di queste storie. Per darne un assaggio, trovando una chiave di lettura giusta e differente per ognuna».

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Da Pascal di Radio 2 Rai, all’anteprima del Premio Pieve. Quanto del tuo racconto radiofonico c’è in questa narrazione?

«Il modo in cui cerco di raccontare questi stralci di storia è esattamente frutto del lavoro che faccio in radio da un po’ di anni, con le vite delle persone – spiega Matteo Caccia – . Che sono leggermente diverse da queste perché non sono pagine di diario o lettere. Ma sono storie che gli ascoltatori scrivono per il programma. Ciò non toglie che siano tutte storie di vita. Annullare totalmente l’aspetto interpretativo. Così ho scelto di restituire quelle storie e anche queste. Cerco di dare una restituzione piana, non monocorde ma il più fedele possibile alle parole dell’autore. Per far arrivare a chi ascolta e a chi guarda esattamente le parole dell’autore e non l’intenzione mia o di chi legge».

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StoriEmigranti è il tema della 32esima edizione dl Premio Pieve. Qual è il filo rosso che lega queste memorie?

«Sono tutte storie di persone che si denudano e sono anche storie in viaggio – sottolinea Bonini -. Hanno tutte uno sviluppo temporale e spaziale. Per questo sono migranti. Sono storie di persone spinte a cambiare città, abitudini di vita, lavoro. Sono il simbolo, moto più magnificato, di quello che ci accade a noi negli anni e in particolare oggi nella realtà del nostro tempo».