Cose mai viste. Senza neanche accorgerci, abbiamo superato le porte di Tannhauser e visto cose che noi umani neanche potevamo immaginare. In pochi mesi abbiamo vissuto le prime dimissioni di un Papa dopo secoli e secoli e, giusto ieri, alla prima rielezione di un Presidente della Repubblica in oltre 60 anni. Cose, appunto, mai viste.

Ma c’è dell’altro. Abbiamo anche assistito alla autodistruzione di un partito politico che nel giro di poche settimane è passato dalla “non vittoria” (politiche di febbraio scorso) alla sconfitta certificata. L’ultimo, fatale, colpo è stato inferto dagli stessi deputati e senatori democratici che si sono tagliati il ramo da cui traevano linfa vitale, prendendo in ostaggio e poi impallinando due galantuomini come Franco Marini, fondatore del Pd, e Romano Prodi, ispiratore con il suo Ulivo del progetto democratico che fu costruito tra le due anime ex diessine ed ex popolari. Entrambi sacrificati per una serie di dispetti reciproci. Sarebbe stato come se i socialisti cent’anni fa non avessero votato compatti all’elezione di Andrea Costa (uno dei fondatori) a vicepresidente della Camera, o i popolari non avessero sostenuto Alcide De Gasperi al Governo. Per questo, giustamente, sono seguite le dimissioni di tutto il gruppo dirigente Pd da Rosi Bindi a Pierluigi Bersani. Cose mai viste.

A Siena, invece, il superamento delle porte di Tannhauser, invenzione cinematografica delle mitiche colonne d’Ercole, è stato la celebrazione delle seconde primarie nel giro di pochi mesi per la scelta del candidato sindaco per le elezioni del prossimo maggio. Altre primarie erano già state fatte a febbraio (Ceccuzzi versus D’Onofrio) poi rapidamente cancellate (leggi). Ha vinto la novità rappresentata da Bruno Valentini sulla continuità incarnata da Alessandro Mugnaioli, che aveva il pieno appoggio dell’apparato di partito (leggi). Valentini, che si dimetterà da sindaco di Monteriggioni, ha avuto una discreto margine di vantaggio che gli ha consentito di imporsi sull’avversario ma non di stravincere. Mugnaioli, onorando il suo ruolo, ha finito per fare leale dichiarazione di appoggio al vincitore, confermandosi così persona corretta. Cose che ci fa piacere vedere.

Purtroppo gli sconfitti, che pure in questa storia ci sono, hanno fatto e stanno facendo finta di nulla. E mentre, si dice, l’ex sindaco, Franco Ceccuzzi, già sabato notte avesse riunito i fedelissimi per discutere le mosse future, chi ha incarichi importanti di partito non segue gli esempi dei dirigenti nazionali e rimane al proprio posto, come nulla fosse successo. Giulio Carli segretario dell’Unione comunale e molti segretari dei circoli Pd cittadini, infatti, fanno spallucce e plaudono al vincitore, provando a far dimenticare gli sgambetti tentati e le tante piroette di questi mesi. Gli esempi dei dirigenti nazionali, a quanto pare non servono. Cose che ci farebbe piacere vedere. 

E così da ieri il Paese ha un “usato sicuro” come Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha finito per mettere tutti d'accordo, mentre il Pd di Siena ha un candidato unico, Bruno Valentini che deve riuscire a mettere insieme tutti i cocci del suo partito. Due figure costrette ad essere “all inclusives” e che hanno un unico pericolo da evitare: rimanere ostaggi della stessa inconcludente classe politica che li ha scelti e che ora dice di sostenerli. Il primo ha in mano le sorti del Paese e non possiamo che auguragli lunga vita. Il secondo ha davanti una lunga strada disseminata di trabocchetti (pericolosi soprattutto quelli che arriveranno dall’interno) e non possiamo che auguragli buon viaggio. L’auspicio è che riescano a guidare la città e il Paese oltre le stesse porte di Tannhauser. Quelle del Pd, intanto, sono spalancate e forse non si chiuderanno più.

Ah, s’io fosse fuoco