Di chi è la colpa di tutto questo? Non è ancora tempo di guardare avanti forse, ma ancora di analizzare le cause di questa crisi senese che è di valori prima ancora che economica e sociale. Anche perché le cronache giudiziarie continuano a far emergere un quadro sempre più nitido di alcuni dei protagonisti della vita pubblica cittadina degli ultimi anni. Un quadro che contribuisce a fare chiarezza su alcuni aspetti, ma non su tutti.

E allora, riprendendo il celebre interrogativo di Pasquale Villari che nel 1866 si interrogava sulle sconfitte della neonata Italia nella Terza guerra d’Indipendenza mentre tutti facevano a scaricabarile sulle responsabilità, dobbiamo oggi domandarci: di chi è la colpa?

Di chi è la colpa se la «discontinuità», di cui si era fatto interprete Franco Ceccuzzi negli ultimi mesi del suo mandato da sindaco, non venne iniziata nel 2009 quando avrebbe potuto essere fatta in piena tranquillità con i rinnovi naturali dei vertici di Rocca Salimbeni, Palazzo Sansedoni e palazzo del Governo, sede della Provincia? In quella stagione fu un’autentica forzatura, ad esempio, la conferma di Gabriello Mancini a presidente, perché era al suo terzo mandato. Ma un parere dello studio legale dell’avvocato Luisa Torchia mise a tacere tutti ed evitò che si scontrassero le tante anime dell’allora Pd che avevano trovato accordi che contentavano le ambizioni di tutti: in Provincia, in Fondazione, Banca e, per il futuro, anche in Regione e in Comune. Quella del 2009 sarebbe stata vera discontinuità nei fatti e senza traumi. Non quella a parole annunciata da Ceccuzzi sindaco due anni e mezzo dopo (dicembre 2011), quando ormai era troppo tardi.

Di chi è la colpa se nella primavera del 2011 si volle far indebitare la Fondazione per partecipare all’aumento di capitale della banca, smentito da Mussari fino a qualche settimana prima? Non fu quella una scelta anche politica, visto che si era nel pieno della campagna elettorale per il Comune e l’allora candidato Franco Ceccuzzi premeva per quella soluzione? Le intercettazioni dei Carabinieri raccontano che i due avevano un confronto pressoché quotidiano sui temi politici nazionali e locali e in particolare sulle decisioni da assumere «in seno alla banca» con «conseguenti riverberi sulle amministrazioni e sulle imprese ad essa collegate». E quindi è immaginabile che i due avessero parlato anche di questi aspetti.

Ma allora di chi è la colpa di aver permesso che tutto il potere fosse accentrato nelle mani di poche (due sole?) persone senza un reale equilibrio tra forze contrapposte come dovrebbe essere? Nella governance di Banca e Fondazione, ad esempio, c’erano anche esponenti del centrodestra e in parte anche loro è la colpa. Vero, ma chi sceglieva il consigliere o il deputato in quota al Pdl, così come ai socialisti, a Sel, o ad altri? Davvero qualcuno crede che lo indicassero i rispettivi partiti? O piuttosto i nominati non erano cooptati da potenti manovratori?

Ed ancora, di chi è la colpa se il Partito Democratico alle elezioni del 24 e 25 febbraio ha perso a Siena quasi seimila voti ed è calato del 13%? Davvero è dei fuoriusciti? O non piuttosto di quei dirigenti che anziché trovare equilibri avanzati tra le diverse anime del partito hanno preferito appiattirsi su una posizione ed accusare tutti gli altri fino a spingerli ad uscire? Si dice, ad esempio, che anche l’ultimo direttivo comunale di martedì scorso (26 febbraio), nonostante l’uscita di scena di Ceccuzzi che avrebbe dovuto contribuire a calmare le acque in via Rosi, si sia continuato ad attaccare i sostenitori del Monaci (Alberto) e di Bruno Valentini. Davvero quei dirigenti si accontentano che il Pd è ancora il primo partito in città e non si pongono il problema per quanto ancora lo sarà?

Infine, di chi è la colpa se sui destini di Siena tutti si sentono in dovere di fare proposte francamente strampalate come ha fatto ieri il presidente della Giunta Regionale, Enrico Rossi, facendo il nome del suo assessore Luca Ceccobao come candidato sindaco della città? Davvero Rossi intende svolgere il ruolo di Commissario politico? Davvero non ha altro cui pensare da presidente della Regione Toscana, dove dovrebbe occuparsi di amministrare e non fare politica? Davvero Rossi pensa che i senesi dopo un sindaco di Piancastagnaio e uno di Abbadia di Montepulciano, sono disposti ad eleggere in Palazzo pubblico un sindaco di Chiusi?

Di chi è la colpa di tutto questo e di altro ancora? Prima saranno date risposte a tutto questo e prima la città potrà ripartire.

Ah s’io fosse fuoco