Scusate, non condivido. Non condivido le parole d’ordine della manifestazione convocata a Chianciano ieri dall’Anpi provinciale, così come non condivido le parole d’ordine di Casapound.

Eppure quella di ieri sarebbe stata una bella manifestazione, ma ieri non era il 25 aprile quando si celebra la Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista, così come non era il 4 novembre quando si celebra la fine della Prima guerra mondiale. A quei cortei, purtroppo da anni, assistiamo ad una partecipazione sempre meno numerosa (e meno giovane), ed è un male perché lì si che si manifesta pubblicamente la propria adesione ai valori della democrazia e della libertà, in forma singola e collettiva. E ogni volta si rinnovano.

Ieri, invece, i motivi della convocazione riguardavano il tentativo di una piazza di impedire ad alcuni il diritto di riunirsi pacificamente, secondo le leggi vigenti in questo Paese. E questo tentativo non lo condivido, in primo luogo perché non mi risulta che a riunirsi sia un’associazione illegale, ma pienamente riconosciuta.

viva la costituzioneE poi, chiedo, perché deve essere la piazza, con i suoi mille manifestanti (ma lo stesso vale se fossero stati diecimila o centomila), a decidere il destino di altri che la pensano diversamente? La piazza decide e le questure e i sindaci dovrebbero disporre? E dove finiscono così i principi illuministici cui la sinistra, cui appartengo per cultura ma non per cieca ideologia, fa riferimento e secondo i quali dovremmo dare la vita perché altri che la pensano differente da noi possano esprimersi? E che ne facciamo dei principi fondamentali garantiti dalla Carta Costituzionale, compresi  quelli a “riunirsi pacificamente e senza armi” (art. 17), a “associarsi liberamente per fini che non sono vietati” (art. 18), a “manifestare liberamente il proprio pensiero” (art. 21)?

Una democrazia matura contiene in sé gli anticorpi necessari per tenere ai margini gli estremismi. Ma questo non vuol dire metterli fuori legge né impedire loro di esprimersi liberamente. Da uomo di sinistra e non di partito, credo che ognuno abbia diritto ad associarsi, riunirsi e manifestare il proprio pensiero “liberamente” (non sarà un caso se i Padri costituenti ripeterono lo stesso termine), dopo di che ognuno “liberamente” potrà fare le proprie valutazioni sui contenuti politici e si esprimerà, altrettanto, liberamente con il voto o con l’adesione ad un partito o ad un altro.

Giusto questa mattina su Facebook un lettore di agenziaimpress.it ci ricorda che sempre ieri a Reggio Emilia c’è stata una rimpatriata di ex brigatisti rossi, terroristi che negli anni ’70 e ’80 deliravano di colpire “al cuore dello Stato” e per questo uccidevano facendo lutti innocenti in nome di una ideologia fallimentare. E sconfitta. Ma nessuno, pare, si sia indignato per quei pugni alzati al cielo, macchiati di sangue. «Io li conosco, sono gente come noi», dice la titolare del ristorante che ha ospitato la reunion. E nessuno che si sia scandalizzato, che abbia gridato “vergogna” in nome di quei morti, caduti in una guerra che non avevano dichiarato.

Perché, dunque, tanto can can per una manifestazione che regolarmente ogni anno Casapound organizza e che quest’anno farà tappa a Chianciano? L’Anpi e la sinistra senese e toscana la vorrebbero impedire, sarebbe forse meno pericolosa se fosse a Terni, a Campobasso o in qualche sperduta località dello Stivale? E poi pericolosa per cosa? Per chi? Forse per i valori democratici e antifascisti che stanno alla base del nostro convivere civile? Qualcuno pensa davvero che quei valori siano così fragili che un congresso di due giorni potrebbe mettere in discussione 70 anni di conquiste e diritti civili?

Ieri, a Chianciano è sfilata una piazza, legittima sia inteso, ma fuori dal tempo. Con lo sguardo rivolto ad un passato che non c’è più e non potrà ritornare. Una piazza che avrebbe, ieri, dovuto sfilare anche contro le rimpatriate goliardiche di un gruppo di pericolosi (lo hanno stabilito i Tribunali italiani) sovversivi che in nome di un’ideologia hanno ucciso. Ma non l’ha fatto. Ieri a Chianciano è sfilata una piazza impegnata a guardarsi indietro che da tempo non riesce a guardare avanti, ai problemi veri della gente che da anni soffre una crisi che chiede anche risposte di sinistra. Che non arrivano.

Ieri a sfilare era una piazza che aveva bisogno di marciare per ritrovare se stessa. Soprattutto in tempi tattici di politica debole, quando il Pd di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi sta consumando un doloroso strappo con l’Anpi sul tema della riforma costituzionale. Ieri la parola d’ordine non era marciare insieme in nome di una visione comune ma di un comune nemico. E non era questo l’insegnamento dei Padri costituenti che seppero evitare la guerra civile, anche grazie alla saggezza di una Carta costituzionale che vietò la riorganizzazione del partito fascista (art. XII Disposizioni transitorie), ma tollerò il Msi che a quella storia esplicitamente si richiamava.

Se il congresso di Chianciano di Casapound per qualche ragione non si tenesse non sarebbe una vittoria della democrazia ma di una piazza. E la storia ci insegna che non sempre una piazza che individua un nemico comune è foriera di storie edificanti. Dai tempi di Barabba. Scusate, ma io non condivido.

Ah, s’io fosse fuoco