Saldi al via dal 4 gennaio ma gli italiani non hanno voglia di spendere. Si stima che circa un terzo delle famiglie spenderà 194 euro con un calo dell’-11,3% sull'anno scorso. La previsione è di Federconsumatori e Adusbef che calcolano la spesa complessiva in 1,73 miliardi. La percentuale delle famiglie che si dichiarano propense ad acquistare a saldo, spiega una nota dei consumatori, sarà pari al 36%-37% (circa 8,9 milioni di famiglie). Un andamento dettato dal forte calo del potere di acquisto registrato negli ultimi anni, nonché dagli aumenti che si prospettano per il 2014 (+1.384 euro a famiglia).
I saldi in Toscana Confcommercio Firenze calcola che ogni famiglia spenderà, di media, 340 euro per l'acquisto di capi d'abbigliamento, calzature e accessori. 148 euro invece la spesa calcolata per ogni fiorentino. «C'è grande attesa – dicono dall'associazione, – perché i saldi rappresentano un quinto del fatturato di tutta la stagione. Insomma, dopo un periodo fiacco potrebbe finalmente aprirsi uno spiraglio». Del resto, i saldi rappresentano l'unica ancora di salvezza per sempre più persone che, a causa della crisi, non possono comprare capi d'abbigliamento 'importanti' a prezzo pieno. Basti pensare che il reddito disponibile reale è tornato ai livelli di 27 anni fa e che il 66% degli italiani si dichiarano sfiduciati. «Prima o poi si dovrà assistere ad un'inversione di tendenza. Ecco, speriamo che ciò avvenga in concomitanza con l'avvio degli sconti», auspicano dall'associazione. Come e' successo per il regalo di Natale, infatti, anche al 'rito' dei saldi in pochi rinunceranno. Di media verranno applicati sconti del 40%, fa sapere sempre Confcommercio Firenze, che invita tutti i commercianti al rispetto delle regole. «E' giusto che i furbetti vengano sanzionati». A Pisa la previsione di spesa media per famiglia è di 320 euro. Ciascun pisano potrà spendere in saldi una media di 128 euro, per un giro d'affari complessivo nell'area pisana di 15 milioni di euro. Gli sconti applicati oscilleranno tra il 30% ed il 50%. Se e' vero che una famiglia su quattro ha rinviato gli acquisti di Natale, i saldi si confermano il momento privilegiato per l'acquisto dei capi spalla, cappotti e giacconi e maglieria pesante. In linea di massima, la tendenza è quella di acquistare prodotti utili e duraturi, sottolinea Confcommercio. Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio Pisa, dichiara: «Il 2013 si è chiuso con un calo dei consumi del 2,3%, redditi pro capite tornati al 1986 mentre la fiducia delle famiglie è ai minimi storici. A partire da queste premesse, e dalla prospettiva di un 2014 in cui la pressione fiscale resterà ai massimi livelli, il Pil non crescerà, mentre i consumi continueranno a calare, Ogni giorno in Toscana – aggiunge Pieragnoli – si abbassano 11 saracinesche e nel 2013 si sono persi nel commercio 10.000 posti di lavoro».
Il decalogo ADUC Ecco una serie di accorgimenti; prima, durante e dopo l 'acquisto; che possono aiutare. 1) Non fare acquisti, se non indispensabili, prima dell'avvio dei saldi. Nei giorni pre-saldi sarebbe opportuno fare un giro per i negozi e individuare i prodotti che potrebbero interessare, segnando i prezzi a cui vengono venduti, per poi verificare che nel periodo dei saldi il prezzo sia realmente calato. 2) Non fermarsi al primo negozio che pratica sconti, ma visitarne diversi e confrontare i prezzi esposti e la qualità della merce di riferimento (dopo non si potra' rivendicare il cambio di un prodotto perché il negozio a cento metri più in là vende lo stesso ad un prezzo dimezzato). 3) Non lasciarsi ingannare da sconti che superano il 50% del costo iniziale. Nessuno regala niente. Difficilmente un commerciante ha ricarichi superiori al 50% a meno che non si tratti di un artigiano che produca da sé e che nella determinazione del prezzo ha margini e logiche più ampie. 4) Ricordarsi che prezzi tipo "49,90" euro vuole dire "50,00" e non "49,00". 5) Le forme di pagamento non differiscono da quelle abituali, perché siamo in presenza di transazioni commerciali e il prezzo di acquisto non modifica le regole. Quindi diffidare da chi impone il pagamento in contanti pur avendo esposta la segnalazione della convenzione con un istituto di carte di credito o bancomat. Si può chiedere di usufruire di questa forma di pagamento, e in caso di diniego segnalarlo all'istituto di credito, che potrebbe anche annullare la convenzione con quel commerciante. 6) Guardare le etichette che riportano la composizione dei tessuti: i prodotti naturali costano di più, quelli sintetici meno. La percentuale di composizione può variare notevolmente e incidere sul costo finale. 7) I capi d'abbigliamento riportano l'etichetta con le modalità di lavaggio e conviene sempre chiedere conferma al commerciante di ciò che è indicato: la sua esperienza può servire a prevenire spiacevoli sorprese dopo che si e' portato il capo d'abbigliamento in lavanderia. 8) Essere pignoli. Di un capo verificare se e' di pura lana vergine o di lana. La seconda lana può essere riciclata, la prima no. Di un capo di cotone chiedere la provenienza: i prodotti provenienti dai Paesi asiatici possono essere trattati con pesticidi o antimuffe che al contatto con la pelle possono provocare allergie. 9) Diffidare dei capi d'abbigliamento disponibili in tutte le taglie e/o colori: e' molto probabile che non sia merce a saldo, ma immessa sul mercato solo per l'occasione e quindi con un finto prezzo scontato. 10) Diffidare dei negozi che espongono cartelli tipo "la merce venduta non si cambia": esistono regole precise del commercio che impongono il cambio della merce non corrispondente a quanto propagandato o perché difettosa (1). Il fatto di essere in saldo, non significa che queste regole non siano valide. Ricordarsi che non esiste il diritto di recesso negli acquisti fatti in un esercizio commerciale: per cui se si e' sbagliata la taglia o si e' semplicemente cambiato idea, è solo la disponibilità del commerciante che può ovviare al problema, ma non c'e' un diritto del consumatore