«Lo scopriremo solo vivendo». Questa la risposta della presidente della Fondazione Mps Antonella Mansi alla domanda su cosa succederà all’assemblea dei soci di Mps chiamata, il 27 dicembre, a decidere sulla ricapitalizzazione da 3 mld della banca. Mansi, prima di incontrare i capigruppo del consiglio comunale di Siena ha poi aggiunto: «Il ministero ci ha accompagnato fino ad ora in questo percorso, stiamo lavorando perchè non è interesse di nessuno arrivare ad uno scontro». Non svela chiaramente le carte la presidente ma non cede alle pressioni della banca ed è intenzionata a presentarsi in sede di assemblea forte solo ed esclusivamente degli interessi dell’ente che rappresenta.
 
Una posizione che non può essere diversa «Noi abbiamo espresso con molta chiarezza e in tempi non sospetti la nostra posizione e non può essere diversa perchè siamo amministratori di un ente e abbiamo la responsabilità della conservazione e della tutela del suo patrimonio. Ho sempre cercato di dare un messaggio di lavoro, di collaborazione e di ricerca delle soluzioni che mi rendo conto non sono semplici. Gli interessi in gioco mi sono chiari ma io sono il presidente della Fondazione Mps». Ha aggiunto la presidente della Fondazione che, sulla diversità di vedute con il Cda della banca sulla tempistica per l'aumento di capitale, ha specificato: «io non amo il braccio di ferro».
 
Quello strano andamento del titolo E’ un dato di fatto però che il braccio di ferro tra banca e Fondazione esiste così come è evidente che il titolo Mps scende dopo una seduta del Cda o una dichiarazione del board di Rocca Salimbeni e sale invece dopo le prese di posizione di Palazzo Sansedoni. L’andamento in Borsa nelle ultime due settimane lo certifica. Il sindaco di Siena Bruno Valentini ha palesato a più riprese i suoi dubbi su questo saliscendi del titolo e Antonella Mansi ha detto: «ci sono alcune situazioni che sono vigilate, noi stessi abbiamo notato alcune anomalie. Consob ci ha assicurato che la vigilanza è puntuale e minuto per minuto e quindi chi voleva speculare fa forse oggi più fatica».
 
Contatti con acquirenti molto difficoltosi Ma la salvezza della Fondazione, prima o dopo l’assembea dei soci Mps, passa dal ripianamento del debito da 340 milioni con le bance creditrici e la vendita delle azioni. «Ci sono i contatti ma sono molto difficoltosi» ha sottolineato Antonella Mansi in proposito aggiungendo poi che «fino a che non si chiarisce il quadro è difficile sedersi ai tavoli con delle prospettive certe».