«Un aumento di capitale ‘improvviso’ di 5 miliardi proietterebbe, ingiustificatamente, un’immagine di banca ‘pericolosa’». Inoltre «Un aumento di 5 miliardi in contanti sarebbe molto difficilmente collocabile per svariate ragioni tecniche ma, soprattutto, perché la banca non è ragionevolmente in grado di assicurare rendimenti adeguati ad un capitale di questa portata». E’ quanto ha scritto Corrado Passera in una lettera ai consiglieri dell’istituto nella quale il protagonista di quel che definisce «due storie entusiasmanti di risanamento e rilancio in campo bancario, Intesa SanPaolo e Bancoposta», presentava il suo piano.
Aumento capitale tra 2,5-3 mld Questo prevedeva un aumento di capitale contenuto tra 2,5 e 3 miliardi, la conversione volontaria per circa 1 miliardo dei bond subordinati, la destinazione a patrimonio dei risultati della banca al 2017 e il contributo di 1,6 miliardi di Atlante alla ‘bad bank’. Tutto questo dopo «una profonda pulizia dei crediti non performing (4,5 miliardi)» e con l’obiettivo di «un significativo recupero di redditività con un Roe al 10%. ”Mps ha bisogno di togliere definitivamente dal bilancio tutti i crediti in sofferenza senza, però, far perdere ai suoi azionisti il possibile recupero di valore che quelle posizioni ancora possono generare L’accordo ipotizzato con Atlante renderà tutto ciò possibile e gli azionisti di Mps si troveranno azionisti, separatamente, della Good Bank, della Bad Bank e, eventualmente, della società di servicing: tutte e tre imprese di successo nei rispettivi campi», scrive Passera illustrando la proposta messa a punto insieme a Ubs, che contava di presentare a Siena venerdì scorso. L’ex banchiere ed ex Ministro dello Sviluppo Economico afferma di considerare «non condivisibile la proposta di aumento di capitale di 5 miliardi»: «gli effetti negativi potrebbe estendersi all’intero sistema». «Non servono 5 miliardi di aumento di capitale in contanti per mettere in sicurezza la banca: come abbiamo dimostrato si possono raggiungere gli stessi risultati complessivi con circa la metà di ricorso al mercato», riprende spiegando che «l’aumento di capitale di 2,5-3 miliardi ha una dimensione molto più accettabile per il mercato, si basa su valutazioni implicite più attraenti e si fonda su un piano molto credibile. Avrebbe la garanzia di Ubs vincolata solo ad alcune condizioni in linea con la prassi di mercato e con quelle dei precedenti aumenti di Mps. Verrebbe probabilmente coperto, almeno in parte, da primari investitori internazionali di lungo termine che ci hanno già dato chiare manifestazioni di interesse. Verrebbe presentato al mercato da chi personalmente si farebbe poi garante dei risultati attesi (cioè da me – se così azionisti e amministratori vorranno – e da una squadra di management molto forte)».
Soluzione imprenditoriale Del resto, dichiara Passera, «del lavoro che avevo in corso per preparare la proposta ho tenuto informato il Presidente Tononi che mi ha incoraggiato in due occasioni a ricercare una soluzione imprenditoriale del tipo di quella che gli avevo illustrata. L’ho naturalmente tenuto al corrente degli incontri, molti incoraggianti, con gli investitori internazionali che ho avuto la settimana scorsa a Londra e a New York». Il piano messo a punto con Ubs sarebbe poi costato di meno all’istituto senese rispetto a quello di Jpm, fatto proprio da Rocca Salimbeni e gradito dalla Borsa alla luce dell’andamento positivo del titolo a Piazza Affari: «Non c’è dubbio che la nostra proposta farebbe risparmiare parecchie centinaia di milioni alla banca tra minori commissioni e minori interessi legati al bridge loan della Bad Bank. Anche le garanzie richieste sul finanziamento della Bad Bank appaiono molto più penalizzanti per la banca», sottolinea Passera.