«Piombino non deve chiudere!! L'altoforno non si deve fermare». E' lo slogan riportato sugli striscioni che i manifestanti che da questa mattina stanno pacificamente invadendo le strade di Piombino. Migliaia gli operai, studenti, commercianti che sono scesi in piazza per dire che «il lavoro in questa città non deve morire». A Piombino è serrata generale anche di tutti i negozi a difesa del distretto e della Lucchini. Dal palco e' stata annunciata la presenza di 10.000 persone.

Sfilano i sindacati I tre leader sindacali Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, insieme alle altre autorità nazionali e regionali alla testa del corteo hanno sfilato lungo le strade della cittadina livornese. Tantissimi gli operai con la divisa delle acciaierie e con il caschetto in testa che gridano «Piombino lavoro Piombino lavoro». Sono i siderurgici della ex Lucchini e della Val di Cornia. Il comizio è previsto che termini in piazza Bovio con gli interventi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.

I primi interventi Intanto sul palco centrale sono iniziati i primi interventi. «No alla chiusura dell'altoforno, in assenza di un progetto approvato e sostenuto. La vertenza è nazionale. Serve un piano per l'acciaio» ha detto il Governatore della Regione Toscana Enrico Rossi. «L'Europa ha tanto bisogno di acciaio, per tutto. Il Governo scelga una politica di sviluppo e non di importarlo, e noi su questo attendiamo risposte precise. Poiché l'acciaio è il misuratore dell'economia – ha aggiunto Rossi – noi da Piombino misureremo se queste promesse verranno mantenute. Noi da qui dobbiamo rilanciare la sfida del lavoro». Sull'acciaio «si faccia un progetto serio e Piombino – ha proseguito riferendosi anche alla Concordia – sia il primo porto europeo per la rottamazione delle navi. Noi un progetto di rilancio lo abbiamo, è un progetto intelligente e lo presenteremo, ma va sostenuto».

Situazione drammatica «Da quando è svanito il sogno siderurgico di Piombino, viviamo una situazione drammatica. Stiamo attraversando una temperie durissima, per migliaia di famiglie», ha detto Gianni Anselmi, sindaco di Piombino. «Oggi – ha aggiunto – dobbiamo fare muro. I governi non devono solo risolvere i problemi di equilibrio politico ma devono dare risposte, perché Piombino non può e non deve morire».

Non sia un funerale Per Luigi Angeletti segretario della Uil «Siamo venuti qui perché non vorremmo assistere a un funerale, qui non rischiamo solo una catastrofe per migliaia di persone ma la catastrofe si allargherebbe all'intera provincia e alla Toscana. Questo è il senso della lotta che facciamo. Questa è una vertenza che può decidere nel tempo del futuro industriale di questo paese». «Io ritengo – ha concluso il leader della Uil – che questa consapevolezza non ci sia, anzi la nostra classe politica e classe dirigente penso abbia l'idea che in Italia una vecchia gloriosa industria possa sparire. Pensando che un po' di cassa integrazione e mobilità possa dare sollievo».
 
Siderurgia settore vitale «Bisogna spezzare un circolo vizioso: l'industria italiana, la siderurgia, che è il settore che da più da vivere, va posta al centro della nostra battaglia e della valutazione della classe dirigente italiana» ha aggiunto Raffaele Bonanni segretario generale della Cisl. «Prima che sindacale questa è una battaglia culturale. Spero – ha detto Bonanni – in un rinnovamento radicale della politica. Nei prossimi giorni vedremo il premier Letta – annuncia Bonanni – e dentro questo incontro ci sarà questa battaglia che è anche la nostra vertenza».
«Non c'è più tempo, non abbiamo più il tempo per discutere della sorte di qualcuno, bisogna ora pensare alla sorte di cittadini e lavoratori – ha concluso Susanna Camusso leader della Cgil. Non vorremmo che si facesse un esercizio di ragioneria anziché fare le scelte per il paese».