attentato-rouen-300x225L’attentato Isis a una Chiesa francese è un messaggio tremendo ma chiaro. Perchè mirato al cuore dell’Occidente, a quanto siamo e rappresentiamo. Nessuno può sentirsi al sicuro. Serve abbandonare ogni ambiguità e difenderci in maniera unita e univoca. Iniziando a chiamare le cose con il loro nome: non terrorismo generico, ma terrorismo islamico. Si perchè c’è un buonismo che lentamente fa degradare e porta le cose alla rovina. Troppe volte si è parlato di terrorismo, cercando di evitare in ogni modo di evocare la parola Islam. Eppure è il segreto di pulcinella. Certo, parlando al plurale si dice e non si dice, non si offende nessuno. Ma un popolo così vigliacco è destinato a non sopravvivere. Sanno molto bene gli estremisti islamici i nostri punti deboli, le nostre divisioni e una certa concezione di laicità che non fa altro che frammentare una società che non ha più collanti nè motivi ideali per lo stare insieme. Ma noi dobbiamo fermare un mostro che è ispirato da una certa visione del Corano. Certamente, nel Corano ci sono molte frasi bellissime e molti veri credenti hanno una visione della fede e della vita assai più elevata, pacifica, apprezzabile. Adesso abbiamo bisogno che l’Islam pacifico si manifesti apertamente senza timidezze. Abbiamo bisogno di imam che ci dicono che rispettano il Cristianesimo e che questo può convivere con loro. Perchè sono questi silenzi e questo non dire che rafforza le menti malate di chi pensa di guadagnarsi il paradiso uccidendo. Ovvero facendo l’atto opposto e contrario all’essenza di Dio, che è vita e creatore. Possa emergere una voce forte dall’Islam, che non sentiamo ad oggi. Ma sopratutto possano i popoli nati dalla radice del cristianesimo riscoprire la loro identità e unità, e combattere insieme una guerra diversa da tutte le altre. Ma non meno pericolosa, perchè subdola e nascosta. Noi popoli occidentali dobbiamo capire che siamo nati sotto il legno della croce. Del resto la contraddizione (ottocentesca) tra scienza e fede (che spaventa i non occidentali) non solo non esiste, ma è una chiara costruzione ideologica e politica. La scienza indaga fenomeni empirici, la fede è moto ultimo e intimo che va oltre le apparenze e dono significati. Entrambe guardano la stessa realtà, osservando diverse angolazioni. E noi cristiani, siamo grati alla nostra cultura che ci ha reso liberi di distinguere il culto dalla politica. Del resto non tutti dobbiamo essere praticanti: tutti dovremmo almeno conoscere e rispettare la nostra religione. E riscoprirci un popolo. Altrimementi, temo, la battaglia sarà persa in partenza.