canforaTucidide, per diversi e anche per il sottoscritto un nome piuttosto ispido e parecchie imprecazioni nei lontani tempi del liceo, per quelle versioni dal greco tutte in salita.

Così è, ma se qualcuno volesse saperne di più ecco un libro di Luciano Canfora, edito da Laterza, che ci dice molto, perfino troppo. E che, nella giungla delle fonti e delle molte interpretazioni che dell’uomo ci sono state date, ci restituisce anche il fascino e l’importanza dello storico.

Uomo di parte, Tucidide, discendente di famiglia importante nell’Atene del quinto secolo, personaggio di primo piano della politica, uomo con le mani in appalti e altri affari non del tutto trasparenti. Eppure in primo luogo storico. E storico di un genere particolare: non si tuffa in un passato lontano e ormai anestetizzato dal tempo trascorso, ma racconta esclusivamente ciò che avvenne ai suoi tempi.

E’ lui che ci descrive con minuzia gli anni della guerra tra Atene e Sparta. Lui che mette al servizio della storiografia con un lavoro senza precedenti la geografia, l’economia, la scienza militare. Lui che  prova a individuare torti e ragioni, a volta costringendosi a risalire le correnti avverse delle appartenenze. Lui che prova a ricostruire i fatti senza le lenti distorte delle passioni.

Vai a sapere che uomo era davvero, Tucidide, come si comportò nella Grecia dei colpi di mano, delle disfatte in battaglia, dei tradimenti. Il sottotitolo del libro di Canfora – la menzogna, la colpa, l’esilio – qualcosa ci dice.

Eppure, pensate, fu questo ricco signore ostile alla democrazia a raccontarci per filo e per segno la
democrazia ateniese. Le cose, in fondo, non erano andate male sotto Pericle. Anche se forse più che la sostanza della democrazia erano state salvaguardate le forme.

Allo stesso modo fu lui, Tucidide, a indicarci i pericoli di una democrazia affidata solo alle maggioranze assembleari, dove chi ha ragione è spesso perdente. E raccontarlo non fu facile. Forse accompagnò le sue parole con un sorriso amaro o forse no.

Non so che uomo sia stato davvero, Tucidide, al di là di tutte le illazioni che non poteva non alimentare. Ma mi piace pensare che in lui si incarni lo storico quale essere: fedele a un lavoro di verità, malgrado tutto, malgrado anche se stesso.