La situazione grano in provincia di Siena e in Toscana è drammatica. Una crisi senza fine che sta portando la cerealicoltura di questo territorio al collasso. A sottolinearlo è la Cia che da anni sollecita l’Unione Europea, il Governo Italiano e tutti gli organi proposti ad intraprende iniziative per la salvaguardia delle produzioni cerealicole e la difesa del reddito degli agricoltori che, anche in questa campagna, hanno denunciato una situazione drammatica. Un grido di allarme che la Cia esterna anche in seguito alle misure annunciate dal ministro Martina, a margine del Tavolo nazionale della filiera cerealicola convocato dal Mipaaf, che ha visto presente la stessa Confederazione, che ipotizza una mobilitazione se non si arrivasse a rapide soluzioni.
Misure che pur andando nella giusta direzione – precisa la Cia Siena -, rischiano di essere insufficienti e tardive, considerato il livello di sofferenza raggiunto nelle campagne. I produttori di grano continuano a essere oggetto di un’azione di speculazione che non ha precedenti, con il grano duro pagato 18 euro al quintale, largamente al di sotto dei costi produttivi, e perdite fino al 50% sulla scorsa campagna di commercializzazione. Senza un’inversione di marcia sui prezzi pagati agli agricoltori e senza un freno immediato alle importazioni ‘spregiudicate dall’estero, il rischio che si corre è quello di una progressiva marginalizzazione della produzione di grano – sottolinea la Cia – in un Paese che, paradossalmente, esporta il 50% della pasta che produce.
Non è più possibile – aggiunge la Cia Siena – che il frutto del lavoro di un anno venga così svalutato. Oggi 100 chili di frumento valgono quanto 7 chili di pane: un ‘gap’ intollerabile e contro la logica delle cose, che non può nemmeno lasciare indifferenti i consumatori, che a loro volta non traggono nessun vantaggio da questa situazione né in termini di diminuzione di acquisto dei prodotti finiti (pane, pasta, ecc.) né per il miglioramento della qualità degli stessi.
Ecco perché ora bisogna essere tempestivi – come ha ribadito la Cia Toscana -. Bisogna favorire una maggiore aggregazione dell’offerta e serve che i Consorzi agrari tornino a fare il loro lavoro. Perché oggi, invece di stoccare il prodotto, lo immettono sul mercato accrescendo di fatto la pressione sui prezzi, con comportamenti di tipo speculativo e anticoncorrenziale. Inoltre, è necessario incentivare da subito accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa redistribuzione del valore e ottenere la massima trasparenza nella formazione del prezzo. Misure non più rinviabili per permettere un cambio di passo e sostenere la redditività degli agricoltori. E se queste misure non arriveranno in tempi rapidi, attiveremo una mobilitazione in tutto il territorio regionale e nazionale, ha concluso la Cia Toscana.