«La mia nomina? Come quella dell'avvocato Mussari alla guida della banca fu decisa dai maggiorenti della politica locale e regionale e condivisa dai vertici della politica nazionale», così il presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini, interrogato il 24 luglio 2012 dai pm titolari dell'inchiesta sull'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps. Alle riunioni a Siena, secondo quanto riferisce Mancini, parteciparono nel 2006 «l'onorevole Franco Ceccuzzi, il segretario provinciale della Margherita, Graziano Battisti, il sindaco e il presidente della Provincia di Siena (Maurizio Cenni e Fabio Ceccherini, NDA)».
Anche Rutelli e Berlusconi dissero si Ci fu poi un'altra riunione a Roma «con l'onorevole Francesco Rutelli, alla quale partecipai io e alla quale erano presenti l'onorevole Alberto Monaci, l'onorevole Antonello Giacomelli e Battisti». Il via libera arrivò da Rutelli, al quale «venne prospettato l'accordo raggiunto e lui diede il suo assenso». Mancini, spiega anche che «l'onorevole Ceccuzzi mi riferì che anche per i Ds vi fu un assenso a livello nazionale» e che poi, lo stesso Mussari, «mi confermò di avere il sostegno del partito a livello nazionale». Stessa musica, dichiara ai magistrati Mancini, per le nomine in Cda in quota al centro destra, come nel caso del rinnovo del Cda della Banca del 2009, per la riconferma di Andrea Pisaneschi quale espressione del Pdl nel cda di Mps e di Carlo Querci come espressione dei soci privati. Nomine su cui, stando alle dichiarazioni di Mancini, lo stesso Mancini chiese indicazioni a Gianni Letta. «Dopo alcuni giorni l'onorevole Letta mi telefonò, mi disse che aveva parlato con l'onorevole Berlusconi e che il presidente aveva dato il suo assenso alle due nomine».