buffa«Ero a metà strada fra una costa e l’altra dell’America, al confine tra l’Est della mia gioventù e l’Ovest del mio futuro».

Così scriveva il grande Jack Kerouac in “Sulla strada”, uno dei libri che più hanno accompagnato i miei anni più giovani. E vale per la storia dell’America, per la gran parte dei libri degli scrittori di quel continente, per i viaggi di chi può e vuole: è la direzione giusta, da est a ovest, dall’Atlantico al Pacifico.

Questa è anche la direzione del viaggio che racconta Mauro Buffa in “Usa coast to coast” (Ediciclo). Con una particolarità che mi ha intrigato fin dalla bella copertina. Nel Paese che è quasi un monumento all’auto privata – sostanza e immaginario dell’America della Ford e della Chevrolet – Buffa sceglie il Greyhound, la mitica compagnia dei pullman con lo stemma del levriero.

Che è un modo diverso di viaggiare di conoscere un paese. Linee, orari, fermate alle stazioni di servizio, attese, cambi. Ma anche una diversa umanità nelle lunghe ore a bordo.

Chi sceglie di spostarsi in pullman, afferma Bill Bryson, è chi non può permettersi l’aereo e nemmeno la macchina: e questo in America vuol dire aver toccato il fondo. Tra le categorie di persone che potremo incontrare su un Greyhound ci sono i pazzi furiosi, coloro che sono appena usciti di prigione, oppure le suore. Tanto per dire.

“Usa coast to coast”, in effetti, è anche un libro di incontri, lo è assai di più che un libro di luoghi. E’ anzi questo il suo fascino: attraversi le piane del Mid West oppure i deserti che precedono la California e sei in compagnia di un’America sbilenca, marginale, meticcia, spesso generosa.

E’ l’America di chi si mette in strada e va verso l’Ovest. L’America che ha poco a che vedere con Wall Street, con le università del New England e con le imprese della Silicon Valley. L’America da colonna sonora rock: e quanto rock che viene a galla in queste pagine. Libro da leggere, libro a suo modo da ascoltare.