Due misure di custodia cautelare per padre e figlio, esponenti della criminalità organizzata di tipo mafioso con base operativa su Prato nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Firenze su un traffico internazionale di rifiuti e su un episodio di estorsione. Ai due è contestata anche l'usura aggravata dall'aver agevolato un clan camorristico di Ercolano. Il figlio è stato condotto presso il carcere di Prato dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato e dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, mentre il padre, si trova all'estero.

I reati Questo è il risultato delle indagini, ancora in corso, che hanno portato alla scoperta di una fitta rete di associazioni a delinquere operanti in varie parti d'Italia, in particolare nel territorio toscano, e con un traffico stimato in migliaia di tonnellate di rifiuti plastici e tessili, commercializzati illecitamente. Gli stessi venivano altresì dichiarati essere materie prime secondarie, a seguito di operazioni di recupero solo simulate. I diversi gruppi criminali individuati erano volti a realizzare, in maniera continuata e professionale con finalità di ingiusto profitto, attraverso la reiterata violazione degli obblighi e delle garanzie previste dalla legge, un traffico ingente di rifiuti verso Paesi come la Cina e la Tunisia. Tutte spedizioni illecite per le quali è stata contestata l' aggravante del reato transnazionale. Una parte dei rifiuti trovava invece collocazione sul mercato nazionale degli indumenti usati, in violazione delle norme di settore, comportando rischi per la salute e l'incolumità degli ignari acquirenti. L'estorsione riguarda, invece, un prestito da centomila euro, con tasso annuo del 36%, fatto nel 2008 ai titolari di un autosalone, due fratelli che erano in difficoltà economiche: nello stesso anno uno di loro è morto suicida.

L’operazione La vasta operazione di perquisizione di oltre 100 siti tra aziende e domicili privati, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Firenze, ha visto dall'alba di oggi impegnati 450 uomini del Corpo forestale dello Stato e dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con la collaborazione della Polizia delle Comunicazioni, della Polizia Provinciale e del personale dell'Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat). Le perquisizioni hanno riguardato ditte di diverse regioni: Toscana, Abruzzo, Campania, Veneto, Lombardia, Umbria, Lazio, Trentino, Liguria ed Emilia Romagna. Solo qualche giorno fa la Fondazione Caponnetto da Firenze aveva lanciato l'allarme sull'aumento delle infiltrazioni mafiose in tutte le province della Toscana (leggi).