In Toscana si pagano tasse per 52.264 milioni di cui l’84,4% alle amministrazioni centrali, il 7,7% a quella locale e il 7,9% alla Regione. C’è un gap in questo senso tra Italia ed Europa del 4,7% che per la Toscana si traduce in 2.457 milioni. Sono solo alcuni dei dati che emergono dalla studio “Tasse e tassi. La crisi della finanza pubblica e liquidità d’impresa nella fredda estate del Tredici” realizzato dal responsabile dell’ufficio sudi di Confartigianato Imprese, Enrico Quintavalle, in occasione dell’Assemblea di Confartigianato Imprese Toscana, in programma oggi a Firenze.

Obiettivo 2021 Un ritorno alla situazione pre-crisi, secondo lo studio, si avrà solo nel 2021. «Vi è inoltre una grande differenza di tassi  tra imprese piccole e grandi circa 310 punti base con calo generale del credito del 5,8% – sottolinea Quintavalle – . Il dato di crescita annuo, lo 0,8%, ci dice che torneremo alla situazione pre-crisi nel 2021 ed è chiaro che si tratta di una simulazione C’è un dato positivo ed è quello delle nostre esportazioni, in netto aumento. Troppo poco per essere ottimisti».

Lo studio Se la Toscana registrasse la stessa spesa del personale per funzioni generali di amministrazione di gestione di Puglia ed Emilia Romagna (le due regioni più vicine  per dimensione), si otterrebbe una diminuzione della pressione fiscale locale pari a 127 milioni; una cifra che, tradotta in minore pressione fiscale, equivarrebbe a una riduzione del 56,2% della addizionale comunale o del 39,2% dell’Imu prima casa. Se la Toscana registrasse la stessa spesa del personale e consumi pubblici di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto si otterrebbe una diminuzione di 2,1 miliardi di spesa, una cifra che permetterebbe di eliminare l’Irap e anche l’Imu.

Situazione allarmante «Abbiamo chiesto una fotografia della situazione reale – spiega Giovan Battista Donati, presidente di Confartigianato Imprese Toscana – per capire come si collochi la nostra regione nel panorama nazionale ed europeo. Abbiamo avuto diverse sorprese: ad esempio abbiamo scoperto che i nostri Comuni hanno un costo maggiore di altre amministrazioni simili in regioni equivalenti». La situazione è dunque allarmante, anche perché inserita in un quadro nazionale decisamente a tinte fosche: il primo trimestre del 2013 fa registrare un calo del Pil, analogo a quello del 2012, di circa il 3%, con una conseguente ulteriore diminuzione investimenti, ogni giorno si perdono 521 posti di lavoro e la differenza del tasso di disoccupazione tra Italia e Germania sale a 7 punti percentuali, il debito pubblico cresce  di 83 miliardi  l'anno, le entrate fiscali  hanno fatto segnare un incremento del 4,3%, negli ultimi sei anni l’Italia ha perso molte posizioni  nelle graduatorie mondiali  riguardo al “fare impresa”, alla corruzione e ai tempi della giustizia, la spesa per il pagamento degli interessi raggiungerà nel 2017 quella sanitaria.

Razionalizzazione della spesa pubblica Urge, dunque, un drastico cambiamento di rotta. «E’ necessario da parte delle istituzioni uno sforzo maggiore per rilanciare la nostra economia – è l’invito di Donati -. Le cifre dimostrano che la razionalizzazione della spesa pubblica potrebbe portare benefici immensi e impensabili. Occorre che chi governa, a ogni livello, operino per ridare slancio al sistema delle imprese. E’ l’unica strada per riportare la Toscana, e in generale l’Italia, ai livelli che meritano».