La Siena che torna al ballottaggio dopo circa vent’anni, la Siena patria del voto disgiunto. Nella città del Palio che all’indomani delle amministrative (leggi) già si prepara al testa a testa tra Bruno Valentini (centrosinistra) ed Eugenio Neri (centrodestra e altri schieramenti civici), sono tanti gli exploit e, di conseguenza, i tonfi che arrivano dalle urne. Il Movimento 5 Stelle, nonostante la doppia irruzione di Beppe Grillo sulle lastre degli ultimi mesi, non sfonda e il Pd rimane partito di riferimento: 8,56% per i grillini, 39,54% per la coalizione di centrosinistra che, numeri alla mano, presenta prospettive interne da dover analizzare con grande, grandissima attenzione. Specie in vista del ballottaggio, ma soprattutto per quanto concerne la tanto sbandierata “governabilità” della città, argomento saliente della campagna elettorale svoltasi durante la gestione commissariale.
Nel centrosinistra È proprio all’interno dello schieramento a sostegno di Valentini che il cosiddetto voto disgiunto ha avuto maggiore presa. Guardando alle preferenze rivolte al singolo candidato sindaco infatti, notiamo come sono solamente 3 i voti di differenza tra Bruno Valentini ed Eugenio Neri: 1105 (il 31,57%) per il candidato del centrosinistra, 1102 (il 31,49%) per il candidato delle liste di centrodestra, Siena Rinasce, Fratelli di Siena, Nero su Bianco (scarica). La coalizione formata da Pd, Sel, Riformisti e Siena Cambia totalmente raccoglie 11520 voti, il 39,54%, contro i 6809 in favore della coalizione di Neri, in sostanza quel 23,37% con cui il cardiochirurgo è arrivato al secondo turno. I democratici l’hanno fatta ancora da padroni confermandosi primo partito cittadino con 6483 voti (scarica). Tra questi però, circa 5400 preferenze non sono andate al candidato Valentini e gli exploit di Mario Ronchi (502 preferenze), Gianni Guazzi (379), Carolina Persi (374), Rita Petti (358), Simone Vigni (321) confermano quanto dicevamo in precedenza. Visto che stiamo parlando di personalità molto vicine all’ex sindaco Franco Ceccuzzi e che – durante le “primarie bis” (leggi) – non hanno fatto nulla per non far vedere il loro poco gradimento all’ascesa valentiniana. Buona anche l’affermazione della lista Siena Cambia – nata durante le primarie vinte da Valentini – che si attesta poco sotto il 10% ma che ancora non può contare sui numeri del Pd cittadino. In questo schieramento, leader nelle preferenze sono Laura Sabatini e Alessandro Trapassi rispettivamente con 405 e 362 voti.
In "casa Neri" Nell’altro schieramento il lizza per le primarie, buoni numeri per Nero su Bianco e i Moderati di centrodestra SenaCivitas, entrambi attestatisi sull’8% circa. Minore l’impatto di Siena Rinasce, circa il 3%, e di Fratelli di Siena, l’1,58%, che forse pagano rispettivamente la giovane “età” della lista e il fatto di non aver propriamente condiviso nei mesi passati le linee guida del coordinamento provinciale del PdL. Gli analisti e i cultori della fantapolitica guardano a questo schieramento come ancora in fieri: Marco Falorni (Impegno per Siena, 1486 voti, il 5,10%) e Enrico Tucci (1936 preferenze equivalente al 6,65%), staccati dal PdL e dallo schieramento che appoggiava Neri in fase di campagna elettorale potrebbero, per così dire, “tornare all’ovile”, e dare un 11% sostanzioso che metterebbe più di un bastone tra le ruote del Pd e di Bruno Valentini.
Gli altri Bene la coalizione di Laura Vigni che ottiene il terzo gradino del podio, con 2999 voti e il 10,29%, frutto delle campagne di denuncia che spesso la stessa candidata ha sostenuto negli anni passati, da una prospettiva politica storicamente “a sinistra del centrosinistra”. Fanalini di coda Mauro Marzucchi con Siena Futura ed Alessandro Corsini con l’Associazione 53100: magari per loro si aprirà un nuovo capitolo quando le forze al ballottaggio (e in questo caso, soprattutto il centrosinistra) potrebbero cercare di allargare la coalizione con il loro ingresso e l’apporto di un cuscinetto di voti importante, vista anche la forbice – sostanzialmente larga – tra centrosinistra e le liste a sostegno di Eugenio Neri. Male il Movimento 5 Stelle e il candidato Michele Pinassi che da soli hanno preso meno voti della lista Siena Cambia: segno che i senesi, non vedono una svolta grillina per la loro città, né tantomeno che la città del Palio possa diventare la nuova Parma. Il cambiamento a Siena deve essere soft forse. Diciamo indolore e meno drastico rispetto alle profezie a cinque stelle. Il che si traduce in un Pd ancora largamente in sella e che – adesso sì – sosterrà in toto il proprio candidato sindaco in vista del ballottaggio del 9-10 giugno (leggi).