L’arterapia per rallentare l’Alzheimer sfruttando la sindrome di Stendhal. Ma al contrario. La notizia arriva alla vigilia del quarto Convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer in programma a Pistoia dal 31 maggio all’ 1 giugno, promosso dalla locale Fondazione Cassa di Risparmio.
 
Gli studi Secondo ricerche effettuate e annunciate da Giulio Masotti, presidente onorario della Societa' Italiana di Geriatria, applicata alla demenza, l'arteterapia è un sorta di efficacissima sindrome di Stendhal al contrario: l'overdose di bellezza che può stordire una persona particolarmente sensibile, può infatti avere anche straordinari effetti benefici su una mente compromessa, provocando emozioni capaci di rallentare la malattia, in certi casi ne' più ne' meno di alcuni farmaci. Esperienze che lasciano tra l'altro immaginare funzioni fin qui imprevedibili per gli sterminati giacimenti culturali del paese. La geriatra Luisa Bartorelli, direttrice del Centro Alzheimer della Fondazione Roma, e la collega Silvia Ragni, psicologa e musico terapeuta, in particolare, hanno studiato gli effetti su decine di pazienti che hanno visitato i musei della capitale e come li hanno coinvolti in attività artistiche, pittura, musica, danza. «I benefici sono generali ed evidenti – dice Ragni – I pazienti sono più motivati a partecipare, percepiscono maggior benessere, dunque si riducono i tipici sintomi negativi del comportamento, cresce l'autostima, migliorano la qualita' della vita, il tono dell'umore e, di conseguenza, le stesse relazioni con operatori e familiari. I quali vedono con soddisfazione i loro cari coinvolti in attività gratificanti. Si apre così la strada a nuove sperimentazioni».