Passata l’ondata di emotività che ha contraddistinto l’ultimo anno e mezzo di vicende sul naufragio della Costa Concordia, ancora agonizzante come una balena spiaggiata davanti alle acque di Giglio Porto, oggi le luci della ribalta si spostano verso altri palcoscenici scatenando nuovi appetiti. Anche se le operazioni di rimozione sembrano lontane dall’essere terminate. E quella che fino ad ora poteva essere ricordata come una bella storia di umanità, solidarietà ed esempio di protezione civile rischia di ridursi ad una guerra tra bande in cui tutti sono contro tutti. Con due schieramenti a fronteggiarsi a colpi di dichiarazioni, annunci, smentite e promesse vacue. Da una parte l’asse Regione Toscana Ministero dell’ambiente, con il Governatore Rossi, il Ministro Clini e il porto di Piombino; dall’altra la Regione Lazio, il Presidente Zingaretti e il porto di Civitavecchia. In mezzo, un partito, il Pd diviso e dilaniato anche sulla Costa Concordia, un Governo ormai con i minuti contati e il Commissario delegato per l’emergenza Franco Gabrielli nell’infausto ruolo di arbitro che viene tirato per la “giacchetta” e invece vorrebbe occuparsi di attività più urgenti come le operazioni di rimozione e il conseguente ritorno alla normalità dell’Isola del Giglio che rischiano di slittare ulteriormente.

Le lettere della discordia «Non ho mai indicato alcuna soluzione definitiva riguardo il porto di smaltimento del relitto, a differenza di quanto riportato ancora oggi in alcuni titoli e articoli di quotidiani – ripete ormai ossessivamente il capo della Protezione Civile davanti all’ennesimo titolo di giornale sulla sua  volontà di dire no a Piombino aprendo le porte a Civitavecchia. A scatenare le ire del prefetto la pubblicazione di uno scambio di corrispondenza (scarica) che Gabrielli ha indirizzato ai ministri Passera e Clini in cui ha chiesto«una pertinente valutazione sulla fattibilità e sulla convenienza dell’operazione» ribadendo che gli vengano forniti «tutti gli elementi disponibili in merito, che come è noto non risultano in possesso dello scrivente». E infine avrebbe sottolineato «la necessità di prendere in considerazione le possibili soluzioni alternative alla soluzione proposta nella delibera, tra cui il porto di Civitavecchia che è posto a una distanza di poco maggiore, nonché il progetto elaborato dalla società armatrice che di fatto permette di considerare altri porti quali destinazioni finali, sia sul territorio nazionale che estero».

La guerra tra ministri e prefetto «Come dichiarato in più circostanze, – la replica di Gabrielli – il Commissario delegato sta dando attuazione alla delibera del Consiglio dei Ministri dell'8 marzo, procedendo alla verifica della fattibilità e della convenienza dell'operazione relativa al trasporto della nave presso il porto di Piombino per lo smantellamento – continua -, in accordo con i ministeri dell'Ambiente e delle Infrastrutture». Come a dire, niente di nuovo sotto il sole. Già perché il Ministro dell’ambiente Corrado Clini nel Cdm dello scorso 8 marzo, davanti ai ripetuti silenzi e rinvii di Costa Crociere circa la destinazione finale del relitto, conditi da una volontà di smaltire in un porto extraeuropeo , ha forzato la mano e ha tentato di mettere l’armatore davanti al fatto compiuto.

Il canto del cigno «E' in atto una evidente campagna di disinformazione per impedire il completamento delle operazioni di recupero della Costa Concordia in condizioni di legalità e sicurezza per l'ambiente» – ha detto Clini. «Si rassegni chi si illude di poter giocare sulla transizione tra questo governo e il prossimo, per modificare la linea di rigore e scrupoloso rispetto delle leggi e direttive europee in campo ambientale. Il relitto della Concordia va portato via dal Giglio in condizioni di sicurezza ambientale e smantellato secondo le regole in materia di recupero e smaltimento dei rifiuti, e nel rispetto del principio chi inquina paga».
«Per evitare che rimanesse incertezza sulla destinazione del relitto e potesse verificarsi il trasferimento extraeuropeo della Concordia, ho dato mandato al Commissario Franco Gabrielli, di effettuare la verifica di fattibilità del progetto della Regione» aveva dichiarato nei giorni scorsi il ministro. Secondo quanto riferito da Palazzo Chigi in un comunicato, ma il contenuto della delibera al momento non è stato reso noto, sarebbe «necessario accertare se i lavori già previsti dal piano regolatore portuale per l’adeguamento di fondali e banchine – e per i quali sono disponibili le risorse finanziarie necessarie – possono essere completati in tempo utile per consentire il ricovero del relitto previsto per la fine di ottobre 2013». La delibera del CdM farebbe esplicito riferimento al decreto legge del 14 gennaio 2013 che ha prorogato lo stato di emergenza per la Costa Concordia. «E questo – ha detto Clini – è il contesto normativo nel quale vanno collocate tutte le iniziative necessarie per chiudere l'operazione Concordia con lo smantellamento e lo smaltimento del relitto nel rispetto delle leggi italiane e delle direttive europee. A questo proposito non capisco perché il prefetto Gabrielli possa sovraintendere alle operazioni che Costa Crociere sta realizzando nel grande cantiere dl Giglio per il recupero del relitto ma non a quelle (nell'ambito dello stesso stato di emergenza) che l'Autorità portuale deve realizzare a Piombino». Punto e a capo.

La guerra tra i governatori del Pd Come se non bastasse a gettare benzina sul fuoco lo scontro tra i compagni di partito Rossi, governatore toscano e Zingaretti, presidente del Lazio entrambi in quota Pd.  «Credo che la Concordia possa essere lavorata nel porto di Civitavecchia. E’ molto più conveniente per tutti. Sono d'accordo con il sindaco Tidei – ha detto Zingaretti – che sta combattendo questa battaglia. Ho già posto il tema al ministro Clini e la Regione è a totale disposizione per favorire questa situazione».

Rossi e il problema Lucchini «Credo che il presidente Zingaretti parli di una cosa che non conosce bene e che, spinto dalla legittima volontà di rappresentare gli interessi della propria regione, commetta un errore di valutazione, soprattutto rispetto a quelle che lui chiama convenienze. Ribadisco le ben note ragioni di ordine ambientale, economico e sociale, qualcosa di più di mere convenienze che hanno spinto il governo a scegliere il porto di Piombino – ha ribattuto Rossi alle prese con il problema del rischio chiusura dell’acciaieria Lucchini a Piombino – Francamente non vedo altra soluzione. Questa discussione è diventata stucchevole». Già, chissà cosa ne pensano i gigliesi che per voce del sindaco Ortelli tornano a chiedere rispetto dei tempi e puntualità nella rimozione e soprattutto che «la politica ne rimanga fuori». La primavera intanto tarda ad arrivare.
 
 
 

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