Pronti per una nuova marcia su Roma. Nessuna riedizione del passato, questa volta a sventolare potrebbero essere solo fasce tricolori. I sindaci di tutta Italia, infatti, sono pronti a manifestare il proprio dissenso fino ad assumere posizioni clamorose, sotto la guida di Matteo Renzi che ha suonato la carica contro quel Patto di Stabilità che rischia di paralizzare l’attività degli enti locali. Una settimana fa era stato il presidente dell'Anci, Graziano Delrio a spiegare i motivi della protesta (leggi)
 
Renzi vs Patto di Stabilità L’ex Rottamatore, in attesa degli sviluppi delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo, sembra sempre più “destinato” a farsi carico e voce delle esigenze degli amministratori locali piuttosto di quelle di uno schieramento «arrivato primo ma non vincitore». Pronti a «prendere posizioni clamorose – ha detto Renzi -. Quello che mi colpisce è che, mentre si discute di massimi sistemi, basterebbe un piccolo gesto per dare una mano. Quello del Patto di stabilità interno è un meccanismo veramente illogico perché i mercati internazionali sanno che c'è questo debito. È un debito che produce una scuola, non sono soldi che buttiamo via, stiamo facendo qualcosa per i nostri figli e solo per l'assenza di un timbro non possiamo pagare avendo in cassa i soldi».
 
Mani legate per i sindaci d’Italia Il sindaco di Firenze ha ribadito che «di situazioni del genere in Italia ce ne sono fino a 9 miliardi di euro soltanto per quanto riguarda i comuni: 20 mila cantieri sono bloccati e vanno a rilento. Sblocchiamo questo benedettissimo meccanismo, lo stiamo dicendo da un anno».

I vincoli del Patto Secondo l’accordo che lo Stato Italiano ha assunto con gli altri Stati Europei, in sede comunitaria, anche i Comuni devono contribuire alla riduzione del debito pubblico nazionale, osservando, di anno in anno, regole sempre più restrittive. Regole che mettono in difficoltà gli stessi Comuni nella realizzazione della programmata attività a favore della cittadinanza. Le spese risultano così bloccate, anche per molti comuni definiti “virtuosi”, per quelli che cioè avrebbero disponibilità in cassa. Una rigidità che tiene in scacco molti sindaci e amministratori locali, forse l’input principale che potrebbe spingerli a marciare sulla Capitale per dare un segnale.