«Per l'attuale ciclo di programmazione 2007-2013, a livello di impegni, se escludiamo le province di Trento e Bolzano, siamo al terzo posto, con il 41,4%, dietro Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Queste ultime, però, gestiscono risorse di molto inferiori alle nostre, pari a 140 milioni di euro di spesa certificata. Ci rimangono da allocare 30 milioni. La Toscana è la regione che riesce a spendere con più velocità, anche se vorremmo fare di più». È questa l’analisi tracciata da Albino Caporale, autorità di gestione del Programma operativo regionale – obbiettivo Competitività ed Occupazione (Por Creo), del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), nel corso di un'audizione nella Commissione istituzionale per le politiche dell'Unione europea e gli affari internazionali del Consiglio regionale, presieduta da Marco Taradash (Pdl). Il Por Creo-Fesr è uno dei più importanti programmi europei, attraverso il quale la Regione sostiene i progetti di investimento delle imprese e degli enti pubblici. Caporale ha poi precisato che non sono da segnalare revoche o rinunce significative da parte delle imprese impegnate in progetti di ricerca e sviluppo.
 
L’analisi regionale Su questo settore l'Irpet sta facendo un'analisi qualitativa sui dati, per territorio e tipologia di impresa. Sono invece da segnalare alcuni ritardi negli interventi sulle infrastrutture, oggetto di Piani integrati urbani di sviluppo sostenibile (Piuss), su Viareggio, Lucca, Firenze, Livorno. Le difficoltà di Artea, l'agenzia regionale che svolge le funzioni di organismo pagatore per i fondi europei, sono state al centro di alcune domande del presidente Taradash. «C'è stata una sottovalutazione nei piani di lavoro dell'impegno necessario alle verifiche dirette – ha rilevato Caporale – Il sistema informativo è molto rigoroso, ma anche molto segmentato. L'agenzia si trova oggi a dover gestire ben quattro procedure diverse. Stiamo recuperando i ritardi». Prospettive interessanti si aprono con il nuovo ciclo di programmazione, in discussione negli organismi comunitari. Le risorse a disposizione delle regioni italiane dovrebbero essere superiori al passato, intorno ai 7 miliardi, ma pesa l'incertezza sul cofinanziamento statale e sui tempi.