«Assumiamo che vinca il PD e con una coalizione credibile, non l’Ulivo 2006 per intenderci. Sarebbe bello, e lo dico da cittadino, tornare alla politica. Con delle condizioni: leader forte, gestione partitica collegiale, pochi ma fidati alleati e un’opposizione reale. Poi si potrebbe riprendere anche alcune competenze tecniche del Governo attuale ma con uno sguardo più attento verso le parti sociali di riferimento per un centrosinistra. Se si riesce a tenere insieme questo quadro, cosa non semplice, allora si potrà governare senza fare grandi miracoli, lavorando duro per riconsegnare poi probabilmente il Paese all’opposizione. L’alternativa è il “governicchio tecnico” di due anni per cercare di uscire dalla crisi. Ma lo spazio per un Governo di legislatura c’è».
Così si concludeva tre mesi fa il faccia a faccia con il professor Luca Verzichelli, docente di Sistema Politico Italiano al’Università di Siena, dopo un’ampia intervista approfondimento sulle primarie del centrosinistra nel giorno del ballottaggio decisivo tra Bersani e Renzi (leggi). A tre mesi di distanza, dopo le elezioni, quello “spazio per un Governo di legislatura” si è perlomeno ridotto. Nel giorno in cui si rincorrono le ipotesi di “Governissimo” e accordi bipartisan, compromessi quantomai storici e fiducie ad interim, sullo sfondo dei botta e risposta coloriti tra i leader di partito, movimento o coalizione, siamo tornati ad intervistare il professor Verzichelli per avere il punto di vista e l’analisi di uno scenziato politico sulla campagna elettorale che ha ribaltato i pronostici, sui verdetti delle urne, sulle prospettive reali di Governo e su come e quanto queste elezioni abbiano cambiato il sistema politico italiano.
A tre mesi di distanza lo scenario politico di questo Paese è mutato. Quali sono stati i motivi e i fattori di questo cambiamento?
«Grande volatilità, siamo passati da una situazione di estremo rischio di astensione ad una situazione di astensione pesante. Cinque punti in meno alle politiche significa perdere quanto si è perso in 20 anni nel solo spazio di un’elezione. Non si tratta poi del classico “astensionismo intermittente” ma di persone che erano legate al centrodestra o al centrosinistra, mentre sono state mobilitati quegli elettori che erano stati disillusi prima dalla politica. Questo ha portato ad un doppio travaso in favore del Movimento 5 Stelle e a discapito dei partiti cosiddetti tradizionali».
Debacle del centrosinistra e risultato oltre le aspettative per il centrodestra. Come è potuto succedere?
«Scarsa attenzione da parte del leader del centrosinistra ad una dinamica che si stava evolvendo portando gli specialisti delle campagne elettorali a parlare dei temi classici: le tasse viste al contrario. Nella storia delle elezioni ci sono esempi straordinari di illusioni fiscali create ad hoc. In questo Berlusconi, invece, è l’asso ed ha fatto un piccolo miracolo in questo aspetto riuscendo a recuperare da una sconfitta che avrebbe potuto essere per lui dai toni disastrosi. Bersani si è fatto prendere in questa discussione in cui, parlando solo di Imu, tasse da restituire ed elementi più facili da comunicare e che mettevano in ombra le proposte forse più realistiche ma molto “gotiche” del centrosinistra. Berlusconi ha recuperato, soltanto sulla sua lista, sicuramente più di tre punti percentuale nelle ultime due settimane».
Con Renzi al posto di Bersani ci sarebbe stato lo stesso destino per il centrosinistra?
«Se durante le primarie fosse stato avvertito da parte del centrosinistra un rischio di ingovernabilità, probabilmente ci sarebbe stato il tempo di una divisione più netta del lavoro tra Bersani e Renzi. Con la spada di Damocle di una non vittoria elettorale probabilmente Renzi avrebbe continuato a cementare un consenso che il centrosinistra ha chiaramente perso. Dopo le primarie Renzi ha correttamente svolto il ruolo dello sconfitto dandosi da fare per il suo partito in stile molto americano, ma non poteva fare altro e il Pd non aveva più il tempo di tirare fuori dal cilindro il cosiddetto “campaigner”».
Sotto l’occhio attento degli altri Stati Europei cosa ci attende oggi per il Governo di questo Paese?
«Uno scenario possibile sembra essere il cosiddetto “Governissimo” o comunque un Governo basato sulle larghe intese e riforme di tipo non strutturale. Sarebbe forse più incisivo da un punto di vista delle riforme ma molto breve nell’arco temporale l’altro scenario, ossia quello di un Governo basato sul “soccorso” del Movimento 5 Stelle in Parlamento. Quest’ultimo credo che sia nella logica un primo tentativo verso cui si stia orientando la leadership del Partito Democratico, ma la vedo una prospettiva veramente difficile. Sono d’accordo con coloro che hanno parlato di missione impossibile. Si potrebbe casomai pensare ad un tentativo basato solo su tre elementi: riforma del sistema elettorale, costi della politica e riduzione dei parlamentari, legge sul conflitto di interessi. Sostanzialmente un “Governo di scopo”. Credo che questa legislatura sia quella che deve togliere al Paese due castagne dal fuoco: mettere in sicurezza di fronte ai rischi di una nuova situazione di turbolenza europea e l’elezione del Presidente della Repubblica. Lo scenario di un “Governo di scopo” della durata anche solo di qualche settimana deve essere assolutamente preso in considerazione».