Se ne è parlato poco in questa campagna elettorale ormai alla fine. Molto più semplice catalizzare l’attenzione sulla famigerata Imu. Ma c’è un tributo che sarà destinato a far discutere e che i contribuenti saranno chiamati a sborsare con conseguenze molto pesanti. Un tributo che, al momento, è riuscito in un intento: scontentare tutti. Cittadini, Comuni e gestori dei servizi. Nel 2013, infatti, ha fatto il suo ingresso nel welfare italiano la Tares, la nuova tassa sui rifiuti e servizi. Prevista dal decreto Salva Italia sostituirà la Tarsu e la Tia. Interesserà chiunque possieda o detenga locali suscettibili di produrre rifiuti e graverà in modo particolare su famiglie e imprese. Prevista con il versamento di quattro rate annuali, la prima in scadenza per marzo è stata posticipata a luglio per effetto di un emendamento alla legge di stabilità.

Come funziona La Tares rispetterà due nuovi parametri che ne aggraveranno il peso sulle tasche dei contribuenti. In primis dovrà coprire il 100% del costo del servizio sostenuto dai Comuni, che oggi si ferma in media al 79% con picchi massimi che toccano il 90%. A questo si aggiunge il fatto che la Tares dovrà finanziare anche i cosiddetti «servizi indivisibili» come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, il verde urbano, la polizia locale. Le risorse necessarie per coprire tali spese verranno, così, dall’aumento di 30-40 centesimi al metro quadro. In sostanza, il corrispettivo per i servizi indivisibili porterà un incremento stimato di circa il 14% per una famiglia di tre componenti, ma in caso d’adozione dell’aliquota massima può arrivare anche al 19%. Una decisione che lo Stato ha visto bene di delegare ai Comuni, attraverso l’adozione di appositi regolamenti. E i primi malumori non hanno tardato ad arrivare. Secondo i sindacati, infatti, la Tares finirà per pesare anche più dell’Imu versato per la prima casa. Una famiglia media che ha pagato 275 euro di Imu, dovrà versarne 305 di Tares a fronte dei vecchi 225 euro di Tarsu. Si tratta del 37,5% di spesa in più, circa 80 euro a famiglia.

Il malumore serpeggia anche tra i primi cittadini A cantare fuori dal coro nelle settimane scorse era stato il Sindaco di Isola del Giglio Sergio Ortelli che rivolgendo un appello ai candidati per il Parlamento ha spiegato come «La sua applicazione rischia di essere solo un ulteriore balzello comunale che andrebbe a bloccare ulteriormente economia, sviluppo e crescita. Altra cosa, invece, sarebbe tornare a parlare di federalismo fiscale con cui dare proporzionalità ai tributi riscossi come entrate che possono essere totalmente reinvestite nei servizi del territorio stesso che le ha generate». «Spero vivamente – ha detto Ortelli – che il fine ultimo dello slittamento sia quello di permettere al nuovo Governo, più politico e meno tecnico, di modificare la norma. Solo così anche le piccole comunità come l’Isola del Giglio potranno iniziare a risollevarsi da una crisi di queste proporzioni, che si poteva evitare, ma che la storia di questo ultimo anno ha determinato in modo assurdamente vessatorio per i cittadini». Una forma di protesta ancora più vibrante quella del sindaco di un piccolo paesino del parmense, Luigi Lucchi, che ha deciso di scrivere direttamente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definendosi Sindaco sgomento e deluso e, come primo cittadino di un paese della montagna parmense, si dice pronto a riconsegnare la fascia al capo dello stato in segno di protesta.

Quanto costa In effetti la Tares avrà la sua base imponibile, pari all’80% della superficie catastale dell’immobile, quando verrà attivata l’interazione dei dati tra catasto e comuni. In sostanza, le prime tre rate si baseranno sugli importi pagati come Tarsu e Tia nell’anno passato a cui si sommano i 30 (o 40) centesimi al metro per i servizi indivisibili. Come accade per l’Imu, anche per la Tares il saldo di dicembre potrebbe essere più salato in base a ciò che stabiliranno le amministrazioni comunali.  Dallo studio sulla Tares effettuato da Samir Traini economista di Ref Ricerche emerge che «alla luce dei criteri di redistribuzione, l’aggravio sarà più significativo all’aumentare del numero dei componenti del nucleo familiare: le famiglie di 5 e più componenti subiranno un incremento medio di quasi il 30 per cento. Al contrario, le famiglie poco numerose potrebbero registrare un beneficio e quelle costituite da un solo componente potrebbero risparmiare circa il 3 per cento».

Ma le proteste non finiscono qui Ad alzare la voce oggi è stato il presidente di Cispel Confservizi della Toscana Alfredo De Girolamo. Lo slittamento del pagamento della Tares ai Comuni porterà come conseguenza il fatto che essi non avranno la liquidità necessaria per pagare i contratti di servizio alle aziende. «Per evitare situazioni di crisi e di blocco del sistema proponiamo una soluzione: mantenere per il 2013 il regime Tarsu e Tia del 2012». Per De Girolamo «in ogni caso e' urgente un accordo fra Comuni, aziende e sistema bancario, teso a garantire un sistema di anticipazione sulle fatture o sui contratti per quella cifra a prezzi ragionevoli che potrebbe essere promosso dalla Regione e prevedere un ruolo di Fidi Toscana, insieme a un pool dei principali istituti di credito». Proprio per questo per domani è previsto un incontro in Regione Toscana. «In assenza di tale accordo – ha sottolineato Cispel – è prevedibile che molti Comuni non disporranno fino ad agosto-settembre delle risorse finanziarie per pagare i contratti di servizio. Questo significa il rischio reale del blocco del servizio oltre ad un accumulo del credito dei gestori pari a 500-550 milioni di euro, su un costo complessivo della gestione dei rifiuti urbani in Toscana nel 2013 pari a 800-850 milioni».

I contratti di gestione Nel 2013 i contratti di gestione del servizio rifiuti urbani sono ancora di competenza dei singoli Comuni (287 soggetti in Toscana) i quali hanno rapporti con circa 25 operatori locali di dimensioni diverse. Si tratta quindi di una problematica finanziaria frazionata in un numero rilevante di Comuni (concedenti) e gestori (concessionari). Il Comune più grande (Firenze) riceve fatture dal gestore per oltre 80 milioni di euro più Iva, i comuni più piccoli per cifre anche molto piccole inferiori al milione di euro l'anno. Il gestore più grande fattura all'insieme dei comuni circa 130 milioni di euro, quello più piccolo 8 milioni. Gli oneri finanziari connessi ad un tale ritardo di pagamento sono stimati in 2,5-3,0 milioni, per un onere complessivo addizionale (rispetto ad un ciclo di liquidità normale) pari a 2,0 milioni. Per il 2014, con i nuovi affidamenti di ambito, occorre che vengano definite le procedure, da parte delle tre Ato e di intesa con la Regione, per attribuire completamente alle Ato il compito di definire, approvare e applicare la Tares e i relativi piani economico-finanziari, per evitare il frazionamento di queste decisioni alla base dei ricavi dei gestori, fra tutti i comuni toscani.

Imu, Irpef, Tares, Iva e gli aumenti Una bella gatta da pelare per il prossimo Parlamento e il prossimo Governo che potranno continuare a fare finta di niente oppure esprimersi nel merito. Ma se il buongiorno si vede dal mattino non rincuora sicuramente il report di Mediobanca pubblicato proprio oggi. «I programmi politici presentati dai candidati alle elezioni promettono complessivamente tagli alle tasse per un importo compreso tra 150 e 225 miliardi di euro ma in verità Imu, Irpef, Iva e Tares sono destinate a crescere a partire da luglio 2013 a causa di impegni presi in precedenza». Secondo Antonio Guglielmi di Mediobanca Securities – «Anche la spesa pubblica è troppo rigida per poter essere tagliata senza minare il sistema del welfare». Occorre che si torni ad invertire la tendenza e che la riduzione del debito pubblico in Italia torni in cima alla sua agenda».
 

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