Preoccupazione e sconcerto. E’ quanto esprimono le organizzazioni sindacali FP CGIL, FP CISL e UIL PA (Eugenio Conte, UIL PA Siena) in merito alle dichiarazioni del Presidente del Tribunale di Siena e all'ordinanza del Questore di divieto parziale di accesso (leggi). Le organizzazioni hanno quindi deciso di scrivere al ministro della Giustizia Paola Severino.
La lettera «Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per le persone che a vario titolo transitano e lavorano, hanno lavorato e continuano a lavorare in questa struttura della giustizia italiana – si legge -. Manifestiamo inoltre tutto il nostro sconcerto e stupore su quanto dichiarato e che abbiamo appreso dalle parole del responsabile del Tribunale solo a seguito dei riflettori accesi su Siena per le note vicende legate alla Banca Monte dei Paschi di Siena. Come mai queste denunce sono state fatte solo oggi? Fino a ieri di quale sicurezza eravamo a conoscenza? Chiediamo l’immediato coinvolgimento dei responsabili della sicurezza e chiediamo che venga con urgenza richiesto l’intervento del VISAG (Servizio di Vigilanza sull’Igiene e la Sicurezza dell’Amministrazione della Giustizia), oltre che degli organismi degli enti locali come la commissione manutenzione del Comune di Siena e il medico competente. Manifestiamo tutta la nostra preoccupazione per il personale del Tribunale e della Procura oltre che di tutti i professionisti che la frequentano, e chiediamo sicurezza per tutti e condizioni di lavoro sicure».
La sciagura della riforma della geografia giudiziaria «Dobbiamo infine sottolineare – prosegue la lettera – come da mesi denunciamo che la riforma della geografia giudiziaria, così come predisposta, sarebbe stata una sciagura. Quello che sta accadendo a Siena, che dovrebbe accogliere entro breve gli uffici del Tribunale e della Procura di Montepulciano e della sede distaccata di Poggibonsi, ne è l’esempio. Ci chiediamo come sarà possibile, se già oggi gli ambienti sono inadatti e sottodimensionati rispetto alle reali capacità. La riforma, con questi presupposti e realtà territoriali, non produrrebbe i risparmi sperati e rappresenterebbe un ritiro dello Stato dal territorio, un abbandono dei suoi presidi di legalità, producendo una giustizia a macchia di leopardo. Serve una seria revisione delle circoscrizioni giudiziarie che tenga conto dei problemi infrastrutturali, dell'edilizia giudiziaria e delle specificità del territorio. Per farlo serve meno approssimazione, più dialogo e, soprattutto, più tempo e risorse adeguate. Parafrasando le parole del Presidente Benini, non lasciamo la giustizia – e chi vive di giustizia e per la giustizia – sotto un cumulo di calcinacci».