Nel 2010 furono 109,3 milioni di euro, nel 2012 21 milioni di euro. Per il 2013 la Fondazione Monte dei Paschi di Siena erogherà un importo massimo disponibile di 5 milioni di euro ma «non si esclude comunque la possibilità di azzerare completamente le nuove assegnazioni per l’esercizio in corso». Il Documento programmatico di Palazzo Sansedoni, approvato ad ottobre (leggi) e reso noto oggi, non lascia molto spazio ai dubbi e al territorio senese non resta che assistere impotente alle somme da minimo storico amministrate oggi dalla Fondazione se si pensa che, solo nel 2007, erano stati finanziati progetti per 197milioni di euro.

La situazione attuale Oggi il quadro di riferimento è cambiato. Come riportato da Il Sole 24 Ore la Fondazione «che si è svenata (3,5 miliardi pagati cash, contraendo un debito di quasi 500 milioni) per accompagnare lo shopping della banca senza diluire la propria partecipazione (intorno al 56%), assiste impotente, nel 2011 partecipa al nuovo aumento di capitale di Rocca Salimbeni e mette ancora mano al portafoglio, portando l’indebitamento sopra al miliardo». Dopo il via libera ai Monti Bond da parte dell’Assemblea degli azionisti MPS e l’entrata quasi certa dello Stato in Rocca Salimbeni, diventa sempre più realistica la possibilità di cessione di un pacchetto di quote azionarie (fino ad un massimo del 10% dal 33,5% attuale) da parte di Palazzo Sansedoni.

I nodi da sciogliere Due sono però i nodi ancora da sciogliere legati alle modifiche statutarie chieste di recente anche dal presidente ACRI Guzzetti (leggi) e la nomina dei nuovi vertici della Fondazione stessa in scadenza il 31 luglio (Deputazione Generale, Presidenza e Deputazione Amministratrice). I nodi si dovrebbero sciogliere tra maggio e giugno in concomitanza con le elezioni amministrative che porteranno a Palazzo Pubblico il nuovo Sindaco. Va considerato, infatti, che, attualmente, il Comune di Siena indica 8 dei 16 membri della Deputazione Generale. Attesa anche per la vendita delle quote azionarie dovuta al valore minimo attuale delle azioni stesse. La speranza è ovviamente quella di poter arrivare se non ai valori del 2007 (5 euro per titolo) a qualcosa di più dello 0,37 euro dell’ultima transazione. L’obiettivo prioritario, in caso di entrata del Tesoro a Rocca Salimbeni, rimarrebbe comunque quello di una vendita delle azioni prima che queste vengano acquisite dallo Stato.

Con il freno a mano tirato Una situazione difficile da contenere che ha costretto la Fondazione MPS ad un Documento programmatico con il freno a mano tirato in cui le parole più ricorrenti sono «messa in sicurezza della Fondazione e tutela del patrimonio». Le stesse usate dal Presidente Gabriello Mancini in sede di Assemblea degli azionisti e ai nostri microfoni (guarda). Risultato: «Alla luce dei vincoli contrattuali esistenti (derivanti dagli accordi contrattuali con i creditori finanziari e dagli impegni già assunti) – si conferma nel documento – e delle analisi di liquidità prospettiche, emerge che l'importo massimo disponibile nel 2013 per nuove assegnazioni per l'attività istituzionale non potrà superare i 5 milioni».

Zero debito e diversificazione La Fondazione Mps, infatti, ha come «obiettivo prioritario la riduzione (fino all'azzeramento) dell'indebitamento al fine di mettere in sicurezza l'Ente e di tutelarne il patrimonio». Per conseguire questo risultato intende attivare, «nel medio-lungo periodo un percorso graduale di diversificazione del proprio portafoglio che dovrà inevitabilmente essere sviluppato sia per diluire i rischi in più settori, che per reperire altre fonti di redditività».