«La vera natura di alcune operazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa è emersa solo di recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all'Autorità di Vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di Mps». Ad affermarlo in una nota è la Banca d'Italia in merito alle indiscrezioni emerse sulle operazioni denominate Alexandria, Santorini e Nota Italia (leggi). «Le operazioni – rileva Banca d'Italia – sono ora all'attenzione sia della Vigilanza sia dell'Autorità giudiziaria, in piena collaborazione. Gli approfondimenti e le indagini sono coperti da segreto d'ufficio e da segreto istruttorio». Nei mesi scorsi, ricorda Bankitalia, «i vertici di Mps sono stati rinnovati. i nuovi amministratori stanno cooperando con l'autorità giudiziaria e con la Banca d'Italia per accertare le passate circostanze».
 
Mps in condizioni di assorbire le operazioni E sulle tre operazioni finanziarie sotto la lente mediatica interviene anche la Banca Mps che, attraverso una nota, spiega «Anche in virtù della richiesta di incremento dei Nuovi Strumenti Finanziari per 500 mln, si ritiene che la Banca sia in condizioni di assorbire, dal punto di vista patrimoniale, le conseguenze delle scelte finanziarie, contabili e gestionali relative alle operazioni». A quanto si apprende, inoltre, la Banca «sta considerando il profilo gestionale delle operazioni in oggetto, vista la loro redditività attualmente negativa, la Banca potrebbe considerare una rinegoziazione della relativa struttura di funding con l'obiettivo di migliorarne il rendimento, restando inteso che si procederà a tale rinegoziazione solo qualora ciò fosse ritenuto conveniente nell'esclusivo interesse della Banca stessa e dei suoi azionisti e senza pregiudizio per la sua posizione giuridica e reputazionale rispetto a quanto accaduto in passato».
 
Alexandria e Santorini Poi nello specifico su Alexandria e Santorini, operazioni per le quali appare presumibile un collegamento con perdite derivanti da investimenti pregressi, sottolinea Mps «che le stesse rappresentano investimenti effettuati da parte della Banca in Btp a lunga durata, finanziati attraverso operazioni di pronti contro termine e le cui cedole sono state oggetto di asset swap al fine di gestire il rischio tasso assunto. L'analisi relativa a tali operazioni sono da ricondursi al costo della struttura dei finanziamenti dei Btp acquistati dalla Banca, che non costituiscono quindi strumenti derivati bensì operazioni di pronti contro termine su titoli di Stato italiani, e al loro potenziale pricing in collegamento con le perdite derivanti da investimenti pregressi». La Banca inoltre conferma che l'investimento originariamente effettuato in Santorini è stato liquidato nel 2009, mentre quello in Alexandria è stato interamente rimborsato alla Banca durante il mese di dicembre 2012.
 
Nota Italia «L'unica operazione oggetto dell'analisi, che peraltro presenta caratteristiche diverse dalle prime due in quanto non collegata a sua volta con gli altri investimenti pregressi effettuati dalla Banca stessa, e che incorporava uno strumento derivato, avente come sottostante il rischio sovrano della Repubblica Italiana – sottolinea Mps -, è la cosiddetta Nota Italia, un investimento effettuato dalla Banca nel 2006 in un prodotto di credito strutturato al quale era associata la vendita da parte della Banca di protezione sul rischio sovrano della Repubblica Italiana. Con riferimento a questa operazione la banca comunica di aver recentemente ristrutturato tale investimento mediante l'eliminazione della sua componente derivativa legata al rischio sovrano Italia e che, a seguito della chiusura del derivato, la rimanente parte dell'investimento iniziale rimane correttamente classificata tra i Loans and Receivables».
 
L’intervento di Viola nella buferaA parlare, quest’oggi, anche l’ad di Rocca Salimbeni Fabrizio Viola. «L'ipotesi di nazionalizzazione non è nelle nostre agende». Ha detto parlando a Sky, a proposito della richiesta di Monti-bond per 3,9 miliardi di euro. «I Monti bond – ha spiegato Viola – sono delle obbligazioni emesse dalla banca e sottoscritte dallo Stato, che per le loro caratteristiche sono equiparati al capitale. La banca su queste obbligazioni paga un interesse annuo del 9% che si incrementa dello 0,5% ogni due anni. Ovviamente – ha aggiunto – la banca si impegna al rimborso fino all'ultimo euro di questo prestito su un orizzonte temporale a medio termine. Devo dire che in relazione a tutto ciò per lo Stato si tratta di un investimento finanziario e non di una spesa, peraltro un investimento con un buon rendimento superiore al costo medio che lo Stato paga per il suo debito pubblico».
 
Nessuna scalata al Monte Viola ha poi risposto «Direi di sì» alla domanda se Consob e Bankitalia nell'ambito dello scandalo dei derivati non avevano ricevuto le dovute informazioni sui contratti sottoscritti, mentre di fronte alla possibilità di una scalata da parte di terzi l’ad di Mps ha aggiunto: «Non ho elementi per dare una risposta, al momento direi di no» precisando che  il management e i dipendenti sono ora impegnati a combattere «una battaglia molto dura per uscire da questa situazione».
 
Risucchiati da campagna elettorale  «Le evidenze di oggi – ha concluso Viola – purtroppo ci dicono che siamo già risucchiati come tema di campagna elettorale, quello che è il mio auspicio è che in questo dibattito politico ci sia alla fine anche l'attenzione per la terza banca del Paese e soprattutto per le 31 mila persone e relative famiglie che ogni giorno ci lavorano».