L’85% delle violenze subite dalle donne avviene all’interno della coppia. E i casi sono aumentati del 3% rispetto al 2011. Vittime le donne tra i 35 e i 54 anni. Sono i dati resi noti in vista della Giornata mondiale contro la violenza alle donne di domenica 25 novembre. Con un’ urgenza. «Ripartire dalla relazione donna-uomo, proprio gli uomini inizino davvero a farsi carico di questa vera e propria tragedia», commentano da Telefono Rosa.
Allarme concreto Sono oltre un migliaio le donne che nel corso del 2012 si sono già rivolte a Telefono Rosa per chiedere aiuto. Sulla base di queste denunce (i dati sono stati elaborati da Swg), si rileva che il fenomeno solleva un «concreto allarme» e «non migliora affatto, anzi. Le vittime che dichiarano di subire più violenze contemporaneamente sono in aumento». Interessano ogni status sociale ma il 60% delle vittime è in età tra i 35 e 54 anni. Nel 2012, il 72% ha subito violenza psicologica, il 44% fisica. A queste percentuali si devono aggiungere, inoltre, i numerosi casi di minacce, maltrattamenti economici e altri tipi di molestie, tra cui non manca lo stalking. Nell'82% dei casi – prosegue l'associazione – la violenza è continua, ripetuta. Nel 2012, inoltre, i casi di donne che subiscono violenza da oltre 20 anni raggiungono il 15% delle intervistate (12% nel 2011), seguiti da un ulteriore 15% di vittime che patiscono i soprusi da almeno 10 anni (13% nel 2011). «Siamo a 106 donne uccise nel 2012 – ricorda la presidente dell'associazione Gabriella Moscatelli – con una quantità di donne che subiscono in Italia una violenza inaccettabile. Vediamo ogni giorno storie che non possiamo dimenticare e delle quali noi stesse facciamo, a volte, fatica a raccontare. Ho ancora scolpite nella mente le storie di Fakra, vittima di acidificazione e ospite per cinque anni nella nostra casa di accoglienza, di Maddalena che ha subito uno stupro di gruppo e affrontato questa tragedia con coraggio. Donne che sono uscite dall'incubo anche grazie alla tenacia delle nostre avvocate e psicologhe e nelle cui cause penali, l'Associazione si è anche costituita Parte Civile. Ma sarebbero tantissimi, purtroppo, i nomi delle donne che passano dalla nostra sede perché vittime di violenza domestica. Parlarne, soprattutto ai giovani, è fondamentale»
Figli testimoni Aumentano, inoltre, i casi di figli che assistono alle violenza in casa ai danni delle madri: dal 75% del 2011 all'81% di quest'anno. «Si tratta di un dato – commenta l'associazione – che da' immenso dolore e tristezza. Questi bambini e ragazzi saranno terribilmente segnati»
Sostegno in farmacia La farmacia può contribuire a «sostenere le donne in difficoltà, anche consigliando loro di rivolgersi quando necessario ai servizi sociali. Nelle farmacie di alcune città è già attivo e in corso di sperimentazione un servizio di consulenza psicologica per chi lo richieda». A sottolinearlo e' la presidente di Federfarma Annarosa Racca. «Le farmaciste – rileva Racca – sono in maggioranza donne e in farmacia entrano soprattutto donne che chiedono medicinali e consigli per sé e per i familiari. Forse anche questa spiccata connotazione al femminile, che si aggiunge alla capacità di ascolto e di comunicazione tipica di questo professionista, contribuisce a rendere la farmacia non solo dispensatrice di salute ma anche luogo di confidenze su temi privati, in piena riservatezza e fiducia. La mia personale esperienza – dichiara il presidente di Federfarma, in occasione del lancio dell'Associazione 'Hands of Women – HOW' che si batte contro la violenza sulle donne – conferma un disagio femminile diffuso e spesso scorgo nelle confidenze che mi vengono fatte anche qualcosa di più. Senza arrivare agli episodi di cronaca nera che finiscono sui giornali, intravedo maltrattamenti psicologici diffusi e forme di violenza domestica».
Le violenze in Toscana Sono state 5.723 le donne che, dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2012, si sono rivolte a una delle 25 strutture toscane che svolgono attività di Centro antiviolenza. In generale si tratta di donne con un titolo di studio più alto della media (più della metà possiede almeno il diploma di scuola superiore, il 13% è laureata), hanno un’età variabile (più bassa per le straniere che risultano essere circa il 30-35% di coloro che si rivolgono ai centri) e hanno un’occupazione più o meno stabile (hanno un lavoro stabile il 38% delle straniere ed il 48% delle italiane). Più della metà delle donne straniere (55,4%) è sposata, rispetto al 41,4% delle italiane; quasi 7 su 10 tra le straniere vive col proprio partner (si scende a 5 su 10 per le italiane). Dal 1 luglio 2011 al 30 giugno 2012, le donne che si sono rivolte ai centri sono state 2033 (quasi 100 in più rispetto alla rilevazione del III rapporto), di queste più di 6 su 10 ci sono arrivate in maniera autonoma, il restante segnalato da altri servizi (consultori, forze dell’ordine, pronto soccorso, servizio sociale). Rilevante la differenza, riguardo all’accesso, in base alla nazionalità: oltre 7 italiane su 10 lo hanno fatto in modo diretto mentre questo è avvenuto soltanto per la metà delle straniere. Inoltre più di 6 donne su 10 hanno avuto accesso ai centri dopo essersi prima rivolte ad altri servizi. A questo proposito va segnalato che sono soprattutto le donne straniere ad aver avuto contatti con altri servizi prima dell’accesso al centro (70,2%), contro il 58,8% delle italiane.
I tipi di violenza L’81,7% delle donne straniere che subiscono violenza fisica ha come aggressore il proprio partner. Il proprio partner è inoltre colui che compie violenza sessuale nel 45,1% delle utenti italiane che ne parlano e per il 62,5% di quelle straniere. Ex partner e parenti sono colpevoli del 37% delle violenze sessuali subite dalle italiane. Lo stalking si conferma come tipo di violenza tipica dell’ex partner, anche se con sensibili differenze tra utenti italiane e straniere, dove queste ultime lo subiscono anche dal partner attuale. Un tema drammatico è quello della “violenza assistita”: il 58,2% delle donne italiane ed il 67,2% delle straniere hanno figli che assistono alla violenza. Dal 1 luglio 2010 al 30 giugno 2012, sono stati oltre 4mila i ragazzi che hanno visto la madre subire un qualche tipo di violenza tra le mura domestiche, di questi quasi 3 su 4 sono minorenni.
Denunce in calo Nel periodo preso in considerazione dal rapporto è leggermente calato (rispetto alla precedente rilevazione) il numero di utenti che hanno sporto denuncia: 463 contro 481. Complessivamente risulterebbero quasi 1300 le utenti che hanno deciso di non farla e 41 le denunce ritirate. Altri due dati emergono: sono soprattutto le donne straniere a sporgere denuncia, 31,1% contro il 25,2% delle italiane e la propensione a farlo aumenta se alla violenza assistono dei figli. Infine l’elemento di fondo, che conferma quanto già rilevato nei precedenti rapporti: quanto più il legame tra vittima e aggressore è stretto tanto più bassa è la propensione a denunciare.