«Arezzo rimane provincia autonoma». Queste le prime dichiarazioni di Roberto Vasai, presidente della Provincia di Arezzo, dopo l’annuncio della creazione di quattro province in Toscana (leggi) che vede il territorio aretino vincere la sua lunga battaglia per l’autonomia (leggi). «Grande soddisfazione, ce l'abbiamo fatta – si legge sul suo profilo Facebook – , continueremo ad esistere, un grazie di cuore a tutta la nostra comunità che ci ha creduto, ai sindaci, alle forze politiche e sociali ed economiche istituzioni tutte, e scusatemi se torno di parte anche al Pd aretino che mai ha fatto mancare il suo appoggio….ora impegno x salvare i bilanci delle province»

La soddisfazione del sindaco Fanfani «E' una vittoria importante. E' di tutti perche le istituzioni locali, le categorie economiche, le rappresentanze sociali si sono mobilitate per ottenerla. E' la vittoria della ragione perche non abbiamo fatto una battaglia di campanile ma abbiamo portato inconfutabili elementi, gli stessi che hanno indotto il Consiglio dei ministri a riconoscere ad Arezzo il suo status di Provincia». Lo afferma Giuseppe Fanfani, sindaco di Arezzo, a proposito della decisione del governo di far restare Arezzo Provincia autonoma. «E' la vittoria per il futuro perche' la salvaguardia di questo livello istituzionale e' fondamentale per definire ogni nuovo progetto di sviluppo economico del territorio. Questa battaglia – sottolinea Fanfani – ha dimostrato che uniti si vince. Abbiamo saputo affermare le nostre ragioni e convincere di esse gli altri: da Firenze a Roma. Vorrei ringraziare quelli che si sono impegnati e, per tutti, cito il presidente della Provincia Roberto Vasai».
 
La bocciatura dell'Upi Toscana «E' una riforma confusa, pasticciata e sbagliata che scarica sulla Toscana gli elementi di maggiore criticità». Il presidente della Provincia di Pisa e dell'Upi Toscana, Andrea Pieroni, boccia il decreto legge approvato oggi dal consiglio dei ministri sul riordino delle province perché, dice, «in attesa di conoscere nel dettaglio i criteri adottati, da noi si determina uno squilibrio che altrove non c'e': penso alla Liguria che passa da 4 a tre province, rispetto alle nostre 10 che diventano 3 piu' la citta' metropolitana di Firenze». Pieroni ha espresso dubbi anche su quest'ultimo aspetto «perche' – dice – con l'unione a Firenze di Prato e Pistoia si determinerebbe una citta' metropolitana da circa un milione e 600 mila abitanti, mentre Arezzo (per la quale registriamo il successo della nostra proposta) resterebbe da sola con appena 350 mila abitanti. Insomma cosi' come si presenta – sottolinea Pieroni – mi pare che nasca una geografia regionale particolarmente squilibrata con enti troppo vasti che non sarebbero in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini». Infine, il presidente della provincia di Pisa non e' soddisfatto neppure della scelta delle aree vaste: «Come Upi avremmo preferito dividere l'area vasta costiera in due macroprovince.'Tuttavia – conclude – dovremo aspettare di capire come si pronuncerà la Corte costituzionale sull' elezione diretta dei presidenti, ma anche se ci saranno altre modifiche visto che si tratta di un decreto legge che deve passare il vaglio parlamentare».
 
«Mai con Firenze» «Il governo non commetta il gravissimo errore di inglobare Prato nell'area metropolitana fiorentina». Con queste parole il presidente del consiglio comunale di Prato, Maurizio Bettazzi, annuncia la seduta straordinaria convocata per le 18.45 di oggi nel salone consiliare  per opporsi all’unione di Pratoe  Pistoia sotto la Città metropolitana di Firenze.  «Siamo pronti a prendere in considerazione azioni forti ed eclatanti – spiega Bettazzi – contro un provvedimento ingiusto, incomprensibile e oltremodo dannoso per il nostro territorio, già martoriato da crisi economica e imponenti flussi migratori. La provincia e gli uffici territoriali dello Stato annessi e connessi non si toccano. Per questo chiederemo ai parlamentari eletti in Toscana di togliere immediatamente la fiducia al governo Monti».

Il sindaco di Prato si fa intervistare sul water Il sindaco di Prato Roberto Cenni ha deciso di concedere un'intervista ad alcuni giornalisti locali presentandosi seduto sul wc di un bagno dell'edificio del Municipio, in piazza del Comune. Questa la forma scelta per protestare contro la decisione del governo che, nell'ambito della riforma sulle Province, ha scelto di far rientrare Prato nella Città metropolitana di Firenze. «Sarebbe indegno accostare il gonfalone della nostra città – ha detto Cenni riferendosi allo sfondo sul quale solitamente vengono registrate le interviste – a questa vergogna istituzionale».

Livorno difende il capoluogo «La Regione Toscana deve difendere il principio del capoluogo assegnato alla città con il maggior numero di abitanti». Lo sottolinea il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi aprendo così le ostilità, mai sopite, con Pisa, dopo il decreto varato oggi dal governo sul nuovo assetto delle province. '«Mi sembra che gli effetti sulla Toscana siano molto particolari con un'area che rientra in quella metropolitana estesa a Prato, Pistoia e Firenze – Poi abbiamo Arezzo che va da sola; Grosseto e Siena con Grosseto capoluogo. Di norma il capoluogo e' quello piu' popoloso, ma sullo sviluppo dell'accorpamento delle province di Livorno, Pisa, Lucca e Massa, quando le province sono piu' di due, per determinare il capoluogo con il decreto ora si esprimono gli eletti di secondo grado: questa cosa in Toscana riguarda solo Livorno e in Italia ci sono altri due o tre di questi casi. Mi sembra buffo. Vedremo la conversione in legge. Comunque sia – conclude il sindaco – noi riteniamo che il criterio generale, quello sul capoluogo piu' popoloso, debba essere difeso dalla Regione Toscana anche nei confronti della città di Livorno».

Rapporto paritario tra Firenze, Prato e Pistoia «La Città metropolitana deve nascere dal rapporto paritario tra Firenze, Prato e Pistoia per costruire insieme la nuova "governance" di questa importantissima area della Toscana centrale». E' questo il primo commento di Andrea Barducci, presidente della Provincia di Firenze. «Il coinvolgimento di Firenze, Prato e Pistoia nella creazione della Città metropolitana è uno scenario che auspicavamo, per il quale abbiamo lavorato da anni e che ovviamente non ci coglie impreparati – spiega il presidente Barducci – Gia' da tempo le Province di Firenze, Prato e Pistoia hanno avviato intese e collaborazioni a livello istituzionale per ottimizzare il servizio ai cittadini: dalla gestione dei rifiuti, al turismo fino alla pianificazione dei parchi e della aree verdi. Un processo di collaborazione sempre piu' stretto che era stato sollecitato anche dal mondo economico piu' rappresentativo delle tre province.Ora dobbiamo lavorare tutti insieme – aggiunge Barducci – per cogliere le importanti opportunità che si aprono per questa area della Toscana centrale che, lo ricordo, accoglie al suo interno oltre un milione e mezzo di abitanti, e che genera oltre il 50% del Pil regionale. A questo punto sara' fondamentale il rapporto di collaborazione con la Regione Toscana – precisa Barducci – per definire al meglio deleghe e sistema di governance. Credo che questo processo virtuoso appena iniziato debba continuare favorendo la fusione tra i Comuni»

Evitato il Frankenstein istituzionale «Il Governo – commenta l’assessore alle riforme e al rapporto con gli enti locali, Riccardo Nencini – ha evitato quel Frankenstein istituzionale che sarebbe stata una provincia con Prato, Pistoia, Lucca e Massa Carrara. Arezzo rimane provincia ed il giudizio è positivo. Il lavoro fatto dalle istituzioni ha dato i suoi frutti. L’area della Toscana centrale che diventa città metropolitana è la vera novità – aggiunge poi – Una novità italiana, che andrà costruita con il concorso di tutti i cittadini e tutte le istituzioni».

Irresponsabilità demagogica «Il decreto-legge approvato oggi dal governo rappresenta, di fatto, l’avvio della liquidazione della Provincia di Siena ed è la conseguenza di un processo di riordino portato avanti fin dall’inizio in maniera irresponsabile e dannosa per i territori e per i cittadini». Questo il commento del presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini. «Con l’abolizione delle giunte, da qui a poche settimane – afferma Bezzini – rischiamo di trovarci nella condizione paradossale di dover portare avanti gli adempimenti della riforma continuando a gestire tutte le funzioni attualmente in capo all’amministrazione provinciale. E’ impossibile che il solo presidente riesca a fare tutto questo gestendo adeguatamente i progetti in corso e presidiando in maniera efficace settori fondamentali come sviluppo economico, lavoro, formazione, crisi aziendali, viabilità, risorse faunistiche, tutela del territorio, edilizia scolastica, sociale, ambiente, agricoltura, turismo, protezione civile, cultura, istruzione. Rischiamo di andare incontro a mesi di empasse di fronte a una crisi che chiede, invece, continuità di azione e risposte rapide. Ancora non abbiamo a disposizione il testo del decreto – continua Bezzini – ma dalla nota diffusa dal governo emerge un disegno di riordino che non tiene conto delle realtà sociali ed economiche di tanti territori, creando forzature, disequilibri e schizofrenie geografiche, a danno dei cittadini. I risparmi che questa riforma produrrà, tra l’altro, sono ancora tutti da dimostrare, mentre è chiarissimo che i territori saranno fortemente penalizzati, con un impoverimento delle funzioni e un allontanamento delle istituzioni dai cittadini e dalle imprese in un momento sociale ed economico molto delicato. Tutto questo – chiude Bezzini – dimostra ormai con evidenza che non c’è stata un’opportuna riflessione sul processo di riordino, ma solo la caparbietà di un governo che ha scelto di proseguire sulla strada della superficialità e della demagogia. Siena sarà penalizzata dalla perdita dello status di capoluogo e questo non avrà ripercussioni solo sull’amministrazione provinciale, ma su tutta l’articolazione periferica dello Stato. In attesa che i Tar e la Corte Costituzionale si pronuncino sui ricorsi pendenti, ci appelliamo al Parlamento affinchè faccia di tutto per correggere almeno alcune delle storture presenti nel decreto».