Sono piu' di 445 mila i disoccupati o sottoccupati in cerca di un impiego in Toscana, oltre il 19% della popolazione attiva a cui si aggiunge il 17% dei giovani che è Neet (Not in Education, Employment or Training) cioè non lavora e non studia. Dati che emergono da un dossier e dalla ricerca Irpet presentati alla commissione Sviluppo economico del Consiglio regionale.

Crisi aziendali Nel dossier presentato dai consiglieri regionali Marina Staccioli e Nicola Nascosti si sottolinea come in Toscana «non ci sono solo la Lucchini o la Ginori, a soffrire sono anche tante altre piccole e medie realtà distribuite su tutto il territorio. Basti pensare che sono 8.950 le aziende sotto i 15 dipendenti che hanno fatto ricorso alla Cig in deroga». Crisi aziendaliIn termini di crisi aziendali, solo in provincia di Firenze sono 50 le vertenze aperte, di cui 20 nel capoluogo, 14 tra Sesto, Campi e Calenzano, 4 tra Scandicci e le Signe, altrettanti nell'Empolese Valdelsa e nel Chianti, 3 nel Mugello e una nel Valdarno. Sono state oltre 3.600 le richieste pervenute per la mobilità in deroga, da ottobre 2010 a luglio 2012, di cui 3.400 autorizzate. A guidare la classifica della disoccupazione in termini assoluti è Firenze, con oltre 100 mila iscritti ai Centri per l'impiego, di cui diecimila registrati solo nei primi 5 mesi del 2012.

La crisi dei giovani Una ricerca che parte da un’amara considerazione: l’Italia è un Paese vecchio. In Toscana il fenomeno è particolarmente accentuato, la popolazione con meno di 30 anni è appena il 26% del totale (in Italia siamo al 30%). Non solo, i giovani, rispetto ai paesi scandinavi, alla Germania e all’Austria, dove esistono modelli formativi e di welfare diversi, in Italia e in Toscana sono sottoutilizzati. Tra i Neet, fino a 24 anni non esiste una differenziazione di genere. Con il crescere dell’età, invece, le ragazze aumentano sensibilmente rispetto ai maschi. Sulla base del livello di istruzione, il fenomeno riguarda per il 43% chi possiede bassi livelli di istruzione, per il 42% chi possiede un diploma e per il 15% chi possiede una laurea.

La ricerca Per capire chi siano i giovani riferibili alla generazione Neet, l’Irpet ha svolto 40 interviste (12 laureati, 26 diplomati e 2 con licenza media inferiore). Tra i diplomati emerge un forte giudizio negativo sulla scuola «troppo distante dalla realtà del mondo del lavoro», mentre tra i laureati emerge un tasso elevatissimo «di odio nei confronti della matematica». Tra i 40 intervistati, i 13 che hanno dichiarato di aver rinunciato alla ricerca di un lavoro vivono nella casa di proprietà dei genitori e in piccoli centri della Toscana, hanno tra i 25 e 31 anni, sono in maggioranza diplomati e hanno perso il lavoro nel 2008 (in genere commessi, parrucchiere, segretarie e sempre con contratti a termine o, anche, senza alcuna forma di contratto. I 22 che sono disoccupati e stanno cercando un lavoro, invece, vivono anch’essi con i genitori ma a Firenze e Prato o in altri capoluoghi, 8 sono laureati e gli altri diplomati con classe di età differenziate, e hanno svolto l’ultimo lavoro tra il 2008 e il 2011 con contratti, quasi sempre, di precariato. I territori di appartenenza e il livello di istruzione, dicono i ricercatori, hanno dunque un peso rilevante sulle aspettative. Ma l’indagine ha fatto anche emergere che il diploma, rispetto a qualche anno fa, protegge meno di quanto non faccia la laurea.

Formazione di scarsa qualità I ricercatori dell’Irpet hanno confermato che il nodo che emerge con maggior forza è quello della qualità del sistema della formazione, della scuola e anche dei percorsi universitari. Rispetto a questo, hanno sottolineato che, per quanto sia vero che ci siano richieste di figure professionali particolari, non esistono luoghi di formazione per rispondere a questa domanda. Rispetto al numero degli intervistati, infine, è stato chiarito si è scelto di indagare in profondità il fenomeno facendo non un’indagine statica fine a sé stessa ma effettuando, invece, un’indagine di tipo qualitativo.

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