Il giorno dopo dell’infuocata assemblea degli azionisti di Banca Mps (leggi) quasi scontato un proliferare di interventi, accuse, dichiarazioni e commenti da parte di chi, associazioni, politici, sindacati, più o meno esperti del settore, singoli cittadini hanno tenuto banco nei giorni precedenti riscaldando comunque il clima di una città, una banca, un Comune e una politica sotto lo scacco e la minaccia di micce sempre accese. Qui di seguito le reazioni, più o meno immediate, al via libera per la ricapitalizzazione in Rocca Salimbeni e alle modifiche statutarie.
 
I sindacati contro Mancini Si erano fatti sentire ieri prima dell’inizio dell’assemblea, avevano alzato la voce durante gli interventi in aula specie quando ha preso la parola il presidente della Fondazione Mps Gabriello Mancini, ed oggi hanno diffuso un nuovo volantino  dal titolo “Senza Vergogna” rincarando la dose. «In occasione dell'assemblea dei soci della Banca MPS, il presidente della Fondazione MPS, Gabriello Mancini ha scritto la più nera delle pagine della storia di Siena – sottolineano le sigle sindacali -. Se infatti non ci ha stupito il voto espresso dall'azionista di riferimento, in quanto precedentemente annunciato, ci ha disgustato, oltre all'inconsistenza delle motivazioni con cui di fatto abdica e sottopone l'intera comunità senese al giogo del CdA, la sua supponenza con cui si prende gioco dei presenti all'assemblea, di tutti gli azionisti, degli enti nominanti e di tutta la città. Durante l'assemblea Mancini, tra le contestazioni trasversali della quasi totalità dei partecipanti ha inoltre tentato di delegittimare chi non la pensa come lui, accusando le Organizzazioni Sindacali di incoerenza per aver denunciato prima ingerenze da parte della Fondazione nei confronti del management della banca, ed ora di silenzio e sottomissione. La verità è che a pochi mesi dalla scadenza del mandato il signor Mancini e la Deputazione Amministratrice della Fondazione Monte Paschi di Siena hanno fatto una scelta che noi giudichiamo scellerata per i lavoratori della Banca e per tutta la Comunità Senese. Infatti Mancini e la Deputazione Amministratrice, tacendo o intervenendo a secondo della convenienza, non stanno facendo ciò per cui sono stati nominati: difendere l'autonomia della banca, e sostenere il territorio»
 
L’appello alla chiarezza «E a proposito di interferenze – proseguono le sigle sindacali -, ricordiamo ancora una volta a tutti, istituzioni, forze politiche, e quanti giornalmente intervengono pubblicamente sullo stallo della vertenza MPS, che i  lavoratori della banca non hanno bisogno di generiche dichiarazioni di solidarietà e pacche sulle spalle, ma di una chiara e netta presa di posizione nei confronti delle politiche aziendali, e soprattutto dovrebbero identificare chiaramente gli ambiti di intervento (esternalizzazioni e disdetta integrale ed unilaterale del CIA) e non nascondersi dietro fumose affermazioni quali minimo o forte impatto sociale».
 
Pd tra sostegno ai vertici e solidarietà ai lavoratori Il riferimento nell’appello finale dei sindacati è chiaro e cristallino al Partito Democratico che ieri, poco dopo la chiusura dell’assemblea, concludeva così una nota stampa: «l Pd, nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità dei sindacati e dell’azienda, ritiene fondamentale che vengano riprese quanto prima le trattative sul piano industriale e tornino ad essere esaminate con grande attenzione tutte le misure alternative, ispirate ad equità e solidarietà che, nel rispetto dei saldi attesi, possano scongiurare quelle a più alto impatto sociale». Un appello quindi anche quello del Pd, ricolto ai vertici di Banca Mps, ma evidentemente non molto gradito alle sigle sindacali dopo l’appoggio alle decisioni prese in assemblea azionisti. «Le decisioni assunte oggi dall'assemblea degli azionisti di Banca Mps con i chiarimenti forniti dal Presidente Profumo e dall'amministratore delegato Viola, insieme alla posizione della Fondazione Mps, accompagnate da qualche dato incoraggiante sulla ripresa di redditività della Banca – si legge ancora nella nota stampa del Pd senese -, vanno nella direzione del rilancio dell'azienda, del suo rafforzamento patrimoniale e del suo efficientamento industriale. Certo molti impegni sono ancora da affrontare con la massima coesione e forza possibili. Queste devono essere, inoltre, le premesse per un’azione straordinaria che punti a salvaguardare la senesità della Banca e il suo legame con la nostra comunità. E' importante che il controllo sociale dei cittadini e dei dipendenti, ai quali va tutta la nostra solidarietà, su questo difficile cammino cresca, come è avvenuto in questi giorni, al fine di monitorare con grande attenzione l'efficacia e la coerenza del percorso avviato».
 
Il Movimento Civico tra senesità e rilancio della banca Contro il “duumvirato” Profumo-Viola si schiera invece il Movimento Civico Senese che per mano del suo coordinatore Giuseppe Giordano scrive «Se in un nostro precedente intervento avevamo evidenziato che la Banca, dopo le disastrose scelte della Deputazione amministratrice della Fondazione, era in mano ad un solo uomo al comando, dopo le ultime delibere assembleari possiamo dire che si va a consolidare un ‘duumvirato’ Profumo-Viola al quale ricondurre poteri strategici per la gestione della Banca. In particolare, la facoltà di cedere rami d’azienda e di nominare i dirigenti potrebbero presentare scenari di cambiamento e di spossessamento del patrimonio aziendale, senza che la Fondazione (e quindi la collettività cittadina) abbia l’autorità di intervenire a protezione della senesità della Banca. A conferma di questi timori, che speriamo rimangano solo tali, non si è mai parlato concretamente di azioni di rilancio dell’Istituto in termini commerciali per la salvaguardia occupazionale. Infatti, se la Banca avesse possibilità di rilancio e di sviluppo, non sarebbero giustificate le più volte annunciate politiche di riduzione del personale, una delle più pesanti conseguenze che colpirebbe la città. Quello a cui assistiamo porta inevitabilmente ad individuare con chiarezza le responsabilità sul piano politico del dissesto complessivo subito dalla comunità cittadina che, prima di individuare chi può accreditarsi a rappresentare la nuova classe politica locale, dovrebbe una volta per tutte comprendere chi non può ripresentare proposte credibili per il governo della città e delle sue principali istituzioni».
 
Tra politica e azionariato Già ieri poi si erano fatte sentire le reazioni di alcuni esponenti politici e/o rappresentanti di associazioni. Da Francesco Giusti della Lega Nord, oltre che azionista, un “addio alla senesità della banca” su facebook oltre alla richiesta di dimissioni a Gabriello Mancini durante il suo intervento in aula. E poi ancora Romolo Semplici, esponente dell’associazione Pietraserena, azionista Mps, collaboratore de La Voce del Campo, anch’egli contro Gabriello Mancini e quella maggioranza politica attrice «di un problema che viene da lontano». All’entrata della sede Mps di viale Mazzini presenti anche alcuni rappresentanti di Sinistra per Siena, Idv, Rifondazione Comunista Sinistra Europea a distribuire volantini per un incontro pubblico in programma domani “Per una modifica dello statuto della Fondazione Mps”. Volantini nei quali si legge «In una settimana di scelte decisive per il futuro della Banca Mps, convinti della necessità di opporsi sia alle derive accentratrici ed autoritarie del nuovo management della banca sia ad un distruttivo aumento di capitale, intendiamo sviluppare insieme alla cittadinanza una proposta alternativa che parta da una modifica radicale dello Statuto della Fondazione, per rinnovare le basi costitutive e spezzare questo orrendo “intreccio” che sta soffocando il più importante patrimonio della comunità senese»
 
Due spunti e accapo E allora tutti contro tutti in un gioco al massacro che va molto di moda di questi tempi e in questa città in un proliferare di interventi, accuse, dichiarazioni e commenti che saranno pure testimonianza di partecipazione attiva ad una nuova vita politica, ma, ahimè, l’unico contributo che forse apportano è quello del caos. Quando vige il silenzio s’invocano le parole ma quando quest’ultime sovrastano le idee a venir meno è proprio il significato e il valore di quanto si dice o si scrive. Senza giovamento per nessuno. Specie in una campagna elettorale che sarebbe dovuta partire per rilanciare una città e le sue istituzioni economiche e amministrative in forte crisi, ma che invece vede tanti proseliti. Di solito è il segnale e il sintomo di chi sa parlare e non ascoltare, di chi sa accusare senza accettare le critiche, di chi ha in mano il vero senza porsi dei dubbi, di chi, in sostanza, questa città, le sue istituzioni economiche e istituzionali, non hanno più bisogno. Il “figlio del Caos” come amava definirsi Luigi Pirandello scrisse in “Sei personaggi in cerca d’autore”: «Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!»