Nella discussione che si è sviluppata intorno ai tagli delle Province (leggi) ad intervenire, con un contributo inviato alla nostra redazione, è Guglielmo Brusco, vice presidente della Provincia di Rovigo.  «Non è possibile appellarsi all'art. 133 della Costituzione e poi nei fatti seguire il disegno incostituzionale del governo», spiega Brusco riferendosi all’appello che nei giorni scorsi aveva lanciato il Presidente ANCI Alessandro Cosimi (leggi). «L'ANCI – secondo il vice presidente della Provincia di Rovigo Brusco – dovrebbe, invece, organizzare i propri Comuni per denunciare anche in sede giudiziaria l'esproprio delle prerogative costituzionali che vedono i Comuni come iniziatori della procedura per variare le circoscrizioni provinciali».

Il pericolo della sovversione istituzionale «Per respingere il pericolo di una sovversione istituzionale che potrebbe allargarsi con gli stessi metodi incostituzionali anche ai Comuni e alle Regioni, bisognava che la Regione avesse risposto che il tema non è di competenza dei decreti del Governo, bensì è regolato dalla Costituzione. Impugnare davanti alla Corte costituzionale la parte che riguarda la cancellazione di tante Province, era a mio giudizio un dovere per le regioni come la Toscana interessate alla cancellazione di tante realtà di valore storico e culturale». 

La violazione della normativa europea «Inoltre, c'è da dire che viene violata anche la normativa europea, perché in modo spregiativo della sovranità popolare (altra offesa alla nostra Costituzione), non è prevista alcuna consultazione tramite referendum, delle popolazioni interessate al cambiamento dei limiti territoriali (Carta di Strasburgo art. 5 – 1985 ratificata dall'Italia nel 1989). Anche questa è una garanzia da chiedere o l'Europa ci serve solo per essere più tassati e privatizzati nei servizi pubblici? Insomma, serve un cambiamento della Costituzione per poter fare quello che dicono Monti e C. e c'è ancora tempo per farglielo capire. Però bisogna dirgli, che vista la Costituzione, il Governo non può mettere lingua nelle vicende interne della Regione Toscana e smetterla di seguire il Governo su una strada basata sulla incostituzionalità e sull'offesa delle autonomie dei Comuni e della Regione».