Porte aperte a nuovi azionisti per dare piena attuazione agli obiettivi del Piano Industriale di Banca Monte dei Paschi di Siena. La ricetta per uscire dalla crisi del presidente Alessandro Profumo è chiara ed espressa a chiare lettere in un’intervista pubblicata oggi da Affari e Finanza de La Repubblica. A pochi giorni dall’assemblea dei soci del 9 ottobre che darà il via operativo al progetto di ricapitalizzazione, il portone di Rocca Salimbeni si spalanca allo Stato e agli altri possibili azionisti che sposino quel progetto definito a suo tempo “lacrime e sangue” con l’obiettivo di riportare la banca senese a nuova vita.
 
Quartier generale senese «Avere il 100 per cento del proprio patrimonio investito in un solo asset – sostiene Profumo – mette a rischio, come abbiamo visto, gli interessi della comunità. E' un rischio che la Fondazione ha deciso, con il tempo, di attenuare. L'attore fondamentale in questa scelta – spiega – sarà la Fondazione. Per quanto mi riguarda l'azionista ottimale è un soggetto che condivide l'idea di una grande banca italiana, focalizzata su famiglie e piccole e medie imprese e con il suo quartier generale a Siena»
 
Vendesi azioni La palla passa dunque alla Fondazione Mps che dovrà inevitabilmente vendere alcune azioni e scendere ulteriormente da quello che una volta era il 51%, oggi è poco più del 36% e domani…Una scelta che permetterebbe di sopravvivere anche a Palazzo Sansedoni che ha sposato a pieno il Piano Industriale Viola-Profumo. Non è escluso, anzi, che proprio sull’onda di un forte ottimismo che ormai aleggia da tempo intorno al titolo in borsa e al valore d’azione, i vertici di Fondazione stiano lavorando per vendere seppur minime quote azionarie. Nel frattempo, come a Rocca Salimbeni, anche a Palazzo Sansedoni si lavora alle modifiche per lo Statuto (leggi)
 
Proseguono le trattative, mancano le proposte alternative Ma questi sono anche gli ultimi giorni disponibili per trovare un accordo tra sindacati e azienda perlomeno su alcune delle controversie tra le parti (leggi). Tra questi anche la chiusura delle filiali e il nuovo assetto della Capogruppo Bancaria. Dopo la denuncia delle sigle sindacali in merito ad un’assenza di potere e di mandato per la Delegazione Datoriale al tavolo delle trattative, il presidente Alessandro Profumo ha sottolineato come le tematiche affrontate siano molto complesse e sul nodo legato alle esternalizzazioni: «è importante ottenere risparmi in modo strutturale, nel lungo periodo. Eventuali proposte alternative devono avere parità di saldi ed essere strutturali. Se ci sono queste proposte devono essere fatte, e qualora arrivino se ne discute in modo sereno e aperto»
 
La lista delle prime 100 filiali E’ pronta intanto la lista delle prime 100 filiali da chiudere per risparmiare sul costo del lavoro. Sarebbero sparse in tutta Italia, nella maggior parte piccole entità il cui personale sarebbe ricollocato. Non sarà esente dal taglio anche Siena. Deducibile quindi che questo sia un argomento già fuori dalle trattative sul tavolo tra azienda e sindacati. Le porte si chiudono a fine novembre.

L'associazione dei dipendenti azionisti dice no alle modifiche statutarie Il 9 ottobre all'assemblea dei soci di banca Mps vogliono partecipare anche i rappresentanti dell'Associazione Dipendenti Azionisti. Vogliono farlo per manifestare il proprio voto contrario alla ricapitalizzazione in quanto «Riteniamo che tale metodologia di aumento di capitale – -si legge in una nota diffusa dall'ADAMP – , oltre a favorire l’ingresso di nuovi Soci ad oggi “non conosciuti”, sia un danno economico e “politico” per i Piccoli Azionisti, ai quali viene impedito di fatto sia di vendere eventuali diritti di opzione che di sottoscrivere l'aumento di capitale». Parere contrario anche sulle modifiche statutarie attinenti alle competenze delle figure di vertice, l'assemblea degli azionisti e quella dei soci che destano numerose perplessità «Tali modifiche – prosegue la nota -, infatti, sono a nostro avviso propedeutiche alla realizzazione di un disegno teso a ridimensionare la Banca – anche attraverso cessioni di attività – per renderla più facilmente scalabile. Inoltre, tale concentrazione di potere decisionale nelle mani del Presidente e dell’Amministratore Delegato esautora di fatto l’Assemblea dei Soci di qualsivoglia prerogativa sino ad oggi riconosciuta. Ulteriori perplessità desta l’assoluto silenzio della Fondazione, oltretutto su tematiche così importanti che modificano in prospettiva il ruolo di Azionista di Riferimento della Fondazione stessa».