Ma quanti Partiti Democratici esistono a Siena? La domanda per quanto apparentemente priva di senso comincia ad affiorare ogni volta che compare una presa di posizione, una dichiarazione, una iniziativa pubblica. Francamente il rischio centrifuga appare sempre più consistente, mentre sembrano essere del tutto scomparsi i luoghi del confronto interno e della sintesi politica e programamtica. E se a livello nazionali i democratici si dividono tra «rottamatori» con Renzi e «continuisti» con Bersani, a Siena è tutta un'altra musica. Prendiamo oggi, mercoledì 19 settembre, ad esempio.

I Democratici delle elezioni subito Questa mattina al mercato alla Lizza e per tutta la giornata di domani in alcuni quartieri il Pd cittadino, coordinato da Giulio Carli, «continua, senza sosta, la mobilitazione promossa per raccogliere le firme, da consegnare al Governo, per chiedere di anticipare al prossimo autunno le elezioni comunali a Siena», come si legge nella nota ufficiale. Dunque, quell’annuncio a sorpresa dato nei giorni della Festa provinciale in Fortezza pare andare avanti, anzi, avanti «senza sosta».

Peccato, però che una sosta all’iniziativa sembra sia arrivata dal Circolo di Sant’Andrea. Il Direttivo riunito qualche giorno fa sembra si sia rifiutato di aderire sic et simpliciter alla sottoscrizione e abbia chiesto a Carli di riferire. La notizia non è uscita ufficialmente ma a più di uno è sembrato un evidente inizio di perdita di consenso dentro il partito per l’ala ceccuzziana cui Carli fa riferimento. Tra le ragioni della contestazione il fatto che la maggioranza delle firme finora raccolte sarebbe di simpatizzanti del Pd della provincia, e non di città. Per di più una dichiarazione di Niccolò Guicciardini, da poco segretario del Pd provinciale, durante una intervista rilasciata a La Nazione era parsa una autentica presa di distanza: «Quella della raccolta firme è un’iniziativa dell’Unione comunale», aveva detto.

I Democratici dei confronti e del no alle cooptazioni È quello che fa riferimento all’attuale vicepresidente della Provincia di Siena, Alessandro Pinciani, che da qualche tempo ha imbracciato carta e penna e in nome dell’associazione “Confronti” non manca di scrivere pubblicamente il proprio dissenso. Come accade quest’oggi in riferimento alla decisione della Direzione provinciale del Pd di «cooptare» Franco Ceccuzzi e Massimo Bianchi in quell’organismo del partito. «Ancora una volta si getta benzina sul fuoco per spaccare il Pd. La cooptazione di Ceccuzzi e Bianchi è l’ennesimo atto di arroganza che vuole dividere il Pd senese, con il risultato di mettere a rischio il risultato elettorale delle prossime elezioni al Comune di Siena», così Alessandro Pinciani. Il vicepresidente si appella poi al segretario Guicciardini che avrebbe subìto «il potere di pochi».
 
«Oggi a Siena – conclude – serve dibattere liberamente, discutere, mettere in gioco le proprie idee. E selezionare democraticamente i dirigenti ed i rappresentanti, facendo maturare così una nuova classe dirigente per il Pd. Rifuggendo da ogni meccanismo di cooptazione e di carrierismo politico che privilegia chi tace, acconsente e si prepara per subentrare. Altri invece si accontentano che pochi decidano sulla loro testa. Ma gli altri sono gli altri. Noi dovremmo essere il Partito democratico».
 
I Democratici battitori liberi che invitano alla riflessione –Sempre oggi il professore e avvocato Fulvio Mancuso, responsabile delle politiche economiche e membro dell’esecutivo Pd di Siena, interviene a sua firma (e sua mail, senza passare dal canale ufficiale della comunicazione di partito) sui «temi della crisi delle istituzioni cittadine, e delle strade, realisticamente dure, che la nostra comunità dovrà imboccare per ricostruire una prospettiva di futuro degna della sua storia». Una presa di posizione (e equidistanza) non banale perché Mancuso, negli anni passati vicino alle posizioni democratiche della Cgil poi era sembrato confluire negli ultimi tempi sotto l’influenza di Ceccuzzi.
 
Nella sua analisi prova a tracciare alcuni punti di sintesi che comprendono «un equilibrato quadro di consapevolezza storico-politica dei fatti che, con la misurata ma piena dose di autocritica, ed anche marcando i confini tra diverse responsabilità, abbia lo scopo di rimuovere le cause di quanto accaduto e, senz'altro, i difetti di un sistema di selezione della classe dirigente focalizzato, spesso fuori luogo, sul consenso, sulla dipendenza personale e sulla rappresentanza corporativa più che sulle competenze e sulle professionalità, innestando così una irreversibile cultura e pratica del rispetto dei bilanci pubblici e privati: offrire, insomma, una adeguata risposta alla diffusa domanda etica della collettività». Ragionamento complesso ma si capisce dove voglia andare a parare.
 
Poi propone al suo Partito di «aprirsi alla città, mettendo alla prova tutte le sue migliori energie: con uno sforzo che risponda, qui e ora, ad una comunità che chiede di sapere, di partecipare, di non essere costretta a rinunciare all'idea che la politica possa ancora dare vera sostanza alla via democratica dello sviluppo, del benessere e, soprattutto, della difesa dei più deboli». Infine, invita ad «usciredalla rissa politica e farlo alla svelta, rifuggire da ogni forma di integralismo che fa del pro o contro qualcuno l'unico campo dell'opzione politica, riportando la competizione per la guida della città nei fisiologici argini di una sana gara fra differenti proposte politiche».

Tutto questo è accaduto nella giornata di oggi. Domani magari scopriremo che a Siena ve ne sono anche altri di Partiti democratici.