Non si placa il dibattito attorno al riordino delle province in Toscana. Nella terra dove il campanilismo raggiunge le sue vette più alte, il tema di infiamma e ferve come non mai. Con posizioni che al momento sembrano inconciliabili. Facciamo il punto. Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha lanciato nei giorni scorsi la proposta di tre aree vaste, o comunque di tre maxi-province: Firenze-Prato-Pistoia, con capoluogo Firenze; Siena-Grosseto-Arezzo, con capoluogo Siena; e Pisa-Livorno-Lucca-Massa Carrara, con capoluogo Pisa. Subito sono partite le “dichiarazioni di guerra”: Arezzo ha fatto sapere che grazie ai dati dell'ultimo censimento può aspirare a essere Provincia autonoma, Livorno non vuole sottostare alla rivale storica Pisa, e così via. Intanto, il Popolo della Libertà toscano propone di passare dalle attuali 10 Province a 5 enti provinciali, più la città metropolitana di Firenze.
 
La replicaIlgovernatore Rossi è ancora sotto attacco da più fronti. Non solo politici ma anche geografici e quindi campanilistici. «Un'applicazione automatica della legge – obietta Rossi – comporterebbe, ad esempio, la costituzione di una provincia composta da Prato, Pistoia, Lucca e Massa-Carrara, con capoluogo Prato. Una mostruosità più che evidente. Mi sono permesso quindi di avanzare una proposta che sta nella storia, nel dibattito politico e nella realtà socio-economica della nostra regione, quella di tre aree vaste. Se questa non piace se ne possono, legittimamente, avanzare altre e diverse».
 
La decisione spetta al Parlamento Proposte che «dovranno essere discusse nel Consiglio delle autonomie locali – continua il presidente della Regione Toscana -, poi in Consiglio regionale e, infine, dal Governo, che deciderà con un disegno di legge che passerà nuovamente dal Parlamento. Dispiace deludere chi mi individua come unico riferimento di tutta questa vicenda, ma non è così: alla fine sarà ancora il Parlamento a decidere», spiega Rossi.
 
Centro destra sul piede di guerra Su tutt'altra posizione il PdL, che accusa la Giunta regionale di aver «scatenato la “guerra dei capoluoghi” spargendo promesse che allo stato sono completamente irrealizzabili». Dal governatore Rossi, denunciano il coordinatore regionale PdL Massimo Parisi e il capogruppo in Regione Alberto Magnolfi, è in atto «una maldestra “strategia della tensione” che spacca e contrappone i territori e le istituzioni della Toscana. La proposta delle tre aree vaste stravolge la legge nazionale e peggiora il livello dei servizi in Toscana». Il Popolo della Libertà toscano propone di passare dalle attuali 10 Province a 5 enti provinciali, più la città metropolitana di Firenze. «Il riordino delle Province, secondo la legge nazionale, prevede il dimezzamento del numero di questi enti – osservano Parisi e Magnolfi – ma non certo la creazione di 3 sub-regioni di estensione spropositata e prive di un minimo di omogeneità territoriale».

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