«A fronte di un risparmio di circa 300 mila euro l’anno (il costo di assessori, consiglieri che davvero saranno soppressi) abbiamo un peggiore controllo del territorio, peggiori servizi, peggiore manutenzione strade». E’ la previsione di Daniele Pracchia, direttore Confcommercio Siena, in vista del taglio delle Province che con ogni probabilità, vedrebbe Siena accorpata a Grosseto (leggi).
Centralismo dilagante «Prima di intervenire sul bosco bisogna fare pulito nel sottobosco – spiega -. E per noi la Provincia è un albero che non va tagliato. Troppi e troppo importanti sono i servizi che offre. Il rischio emarginazione del nostro territorio è alle porte. Dobbiamo essere più consapevoli di ciò che sta accadendo e reagire, contando su noi stessi. Non c’è nessun beneficio nel superamento di questo ente – dice Pracchia – e non è un caso che nessuno parli dei vantaggi. Semplicemente perché non ci sono. Il rischio di vedere alcuni territori diventare periferici, più poveri, senza servizi, a fronte di un centralismo dilagante e di uno strapotere dei territori più numerosi è più che reale. Intanto vedremo come si muoveranno la regione e il presidente Enrico Rossi su Ampugnano. Anche questo sarà un punto su cui capiremo maggiormente la visione della regione Toscana e la volontà di intervenire per lo sviluppo di questo territorio».
Servizi a rischio «Il superamento delle province – continua Pracchia – è un provvedimento demagogico legato all’ondata di antipolitica e alla situazione di crisi generale che viviamo. Le province ne sono diventate il capro espiatorio. Molte delle funzioni che svolgono sono davvero molto importanti ma poco considerate perché non sono a contatto diretto con il cittadino. Ma in realtà: la manutenzione delle strade, la pulizia in caso di neve, la manutenzione delle scuole, il coordinamento territoriale, il coordinamento per la promozione culturale, la gestione dell’ambiente e poi – davvero fondamentali – il mercato del lavoro e la formazione, sono tutte materie di competenza provinciale. Le ultime due in particolare sono funzioni davvero importanti. A chi saranno delegate? Vincerà una gestione centralizzata della regione? Ci sono molti dubbi a questo proposito. Mentre, il rischio che le risorse a disposizione vengano fagocitate dai territori più numerosi, è concreto. E concreto è il rischio che, in conseguenza a tutto questo, il territorio della attuale provincia di Siena soffra – fa notare Pracchia – Tanto più in caso di accorpamenti. Le normative approvate recentemente prevedono che il capoluogo sia la città più grande. E proprio nel capoluogo saranno portati i servizi: agenzia delle entrate, tribunali, prefetture. Così facendo si creeranno territori di serie a e serie b. Per questo l’accorpamento con Grosseto è una sciagura. Verso Grosseto, infatti, sarebbero spostati tutti i servizi, con evidenti differenze. Ed evidenti disagi. Ma a Roma o Firenze si rendono conto quanto sono grandi i territori delle attuali province di Siena e Grosseto? Qualcuno si rende conto delle difficoltà di trasporto ferroviario e su gomma di cui questi territori soffrono nei collegamenti tra sé? Due nomi: la Siena –Grosseto e l’Autopalio. C’è un altro aspetto da considerare – osserva Pracchia – si rischia una diversa efficienza nei servizi in cui Siena ha raggiunto un equilibrio. Un esempio su tutti. Il ciclo dei rifiuti. I cittadini e le aziende di Siena hanno fatto dei sacrifici e raggiunto risultati. Il pericolo che su queste aree ricadano le inefficienze di altri territori, che hanno fatto scelte diverse, c’è. Ed è inaccettabile. In questo senso a chi rivendica il solidarismo diciamo che non può essere fatto a tavolino. Nel costruire un coordinamento territoriale si devono tenere presenti storia, esigenze, caratteristiche socio economiche e servizi presenti».
Tre macro aree irrealizzabili «Il progetto regionale delle tre aree è poi una aberrazione giuridica – conclude Pracchia – Perché in primis non tiene conto delle potenzialità effettive delle aree metropolitane. E poi perché sarà irrealizzabile. Infatti, a fronte di svantaggi certi e di vantaggi nulli, nessun territorio vorrà fare un passo indietro. Non ci sono i presupposti minimi per andare verso un progetto come quello del presidente Rossi. Presupposti che si creano quando sul piatto si mettono anche dei vantaggi. Rossi dunque in questo caso ha perso l’occasione di stare zitto».