Un appello per riavere l’elmo trafugato trent’anni fa. E’ quello lanciato ieri dal sindaco dell’Isola del Giglio Sergio Ortelli al termine della conferenza-studio organizzata sull’isola sul ritrovamento del relitto di una nave a Campese contenente manufatti provenienti da tutto il mondo di origini greche ed etrusche. Tra queste l’elmo trafugato.
 
L’appello «Vogliamo costruire un percorso che dal Giglio ci porti a dialogare con chi è in possesso oggi dell’elmo, perché dopo tanti anni lo restituisca alla nostra comunità» ha detto il sindaco dell’isola del Giglio che ha poi annunciato che scriverà all’ambasciatore tedesco in Italia e alla comunità internazionale per un’azione di sensibilizzazione sul tema.
 
Il ritrovamento Il 2 agosto 1961 il subacqueo inglese Reg Vallintine aveva avvistato a 50 metri di profondità, nelle vicinanze della secca Pignocchi, i resti dell’unica nave oggi conosciuta risalente agli inizi del VI secolo avanti Cristo. Da quel giorno erano iniziate le immersioni di molti sub che portarono in superficie oggetti di grande pregio, di diversa origine, etruschi, corinzi, fenici. Ma il ritrovamento più importante avvenne il 28 luglio 1962. Lo portò in superficie un tedesco, un certo Heinz Franz Gradl, e sembrò subito a tutti una grande scoperta: un elmo in bronzo appartenuto probabilmente ad un soldato di scorta sulla nave. Quell’elmo sparì così in Germania ma Reg Vallintine fece in tempo a farne uno rapido schizzo. 20 anni più tardi quel disegno servì ad un altro inglese Mensum Bound, archeologo e docente all’’Università di Oxford, per mettersi sulle tracce dell’elmo. E riuscì a ritrovarlo in una cassetta di sicurezza di una banca ad Amburgo. Riuscì a fotografarlo, perfettamente ripulito e ben conservato, e anche ad indossarlo. Da allora però se ne sono perdute le tracce. E l’appello del sindaco Ortelli punta proprio a smuovere le coscienze di chi sa dove si trova nascosto l’elmo del Giglio.