Almeno 350 mila abitanti e un’estensione non inferiore ai 2500 chilometri quadrati. Sono i parametri stabiliti oggi dal Consiglio dei ministri che sanciscono la fine di tante Province italiane e ne salvano altre.

Chi si salva e chi scompare Sulla base dei criteri di riordino delle Province in Toscana, su 10 Province, si salverebbe solo Firenze (via Grosseto, Siena, Arezzo, Lucca, Massa Carrara, Pistoia, Prato, Pisa e Livorno). In Piemonte, su 8 Province attuali, quelle salve sarebbero Torino, Cuneo e Alessandria; via le attuali Province di Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio e Novara. In Lombardia rimarrebbero Milano Brescia, Bergamo, Pavia mentre dovrebbero essere accorpate le attuali Province di Lecco, Lodi, Como, Monza Brianza, Mantova, Cremona, Sondrio e Varese. Nel Veneto rimarrebbero in vita Venezia Verona e Vicenza. Accorpamento in vista per Rovigo, Belluno, Padova, Treviso. In Liguria su quattro Province attuali ne scompaiono due, Savona e Imperia; salve Genova e La Spezia. In Emilia Romagna si' a Bologna, Parma, Modena e Ferrara; accorpate Reggio Emilia, Ravenna, Forli'-Cesena, Rimini e Piacenza. In Umbria rimane solo Perugia, “salta” Terni; nelle Marche sarebbero 'salve' Ancona Pesaro e Urbino, mentre non hanno i requisiti per sussistere Ascoli Piceno, Macerata e Fermo. Nel Lazio rimarrebbero Roma e Frosinone, ma dovrebbero essere accorpate Latina, Rieti e Viterbo. In Abruzzo non subirebbero accorpamenti L'Aquila e Chieti, in Molise rimarrebbe solo la provincia di Campobasso, in Campania salve Napoli, Salerno, Caserta e Avellino, fuori solo Benevento. In Basilicata rimarrebbe in vita la Provincia di Potenza, esclusa invece quella di Matera; in Puglia su 6 Province se ne salvano solo 3: Bari, Foggia e Lecce, da accorpare Taranto, Brindisi e Barletta-Andria. Infine in Calabria, su 5 Province, si salvano Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro; da accorpare Crotone e Vibo Valentia. A queste sono da aggiungere le Province nelle Regioni speciali: in Sicilia su 9 ne rimarranno in vita solo 4: Palermo, Agrigento, Catania e Messina. La scure si abbatterà su Caltanisetta Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani. In Sardegna una debacle: rimarrà solo la Provincia di Cagliari. Verranno “eliminate” le Province di Olbia Tempio, Medio, Ogliastra, Carbonia, Sassari, Nuoro, Oristano. Infine in Friuli, su 4 Province iniziali, due rimangono in vita, Trieste e Udine, due vengono tagliate o meglio accorpate: Pordenone e Gorizia.
 
Le competenze Le nuove Province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze finora esercitate dalle Province vengono invece devolute ai Comuni, come stabilito dal decreto ''Salva Italia''). La soppressione delle Province che corrispondono alle Città metropolitane – 10 in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze – avverrà contestualmente alla creazione di queste (entro il 1 gennaio 2014).
 
L’Italia delle 40 Province L'esito del decreto sulla soppressione delle Province «potrà portare ad un numero approssimativo di 40 province e 10 città metropolitane». Lo ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi, nella conferenza stampa al termine del Cdm. Il ministro ha spiegato che questo è il secondo passaggio del procedimento di soppressione, e che «il passaggio finale sarà un nuovo atto legislativo che metterà a regime il riordino complessivo». In merito ai tempi di attuazione, il ministro ha dichiarato che «riteniamo di concludere il processo normativo entro l'anno. Questa è un'occasione per riorganizzare enti di area vasta e per assicurare servizi migliori ai cittadini» ha concluso.
 
L’iter Nei prossimi giorni il Governo trasmetterà la deliberazione al Consiglio delle autonomie locali (CAL), istituito in ogni Regione e composto dai rappresentanti degli enti territoriali (in mancanza, la deliberazione verrà trasmessa all'organo regionale di raccordo tra Regione ed enti locali). La proposta finale sarà trasmessa da CAL e Regioni interessate al governo, il quale provvederà all'effettiva riduzione delle Province promuovendo un nuovo atto legislativo che completerà la procedura.

Le prime reazioni «Il varo della delibera del Governo nel Consiglio dei Ministri di oggi dà il via ad un processo di riforma istituzionale dal quale ci auguriamo esca una Italia più efficiente con una amministrazione più moderna». E’ questo il commento del presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione che aggiunge: «I parametri stabiliti consentono alle Province che nasceranno da questa riforma, di avere dimensioni tali da potere svolgere a pieno il loro ruolo di enti di governo di area vasta. Il Governo ha colto la nostra richiesta di riordinare le Province e non abolirne  ora spetta al Parlamento assicurare che il percorso avvenga lasciando spazio ai territori nel ridisegnare il nuovo assetto delle Province. Tutte le Province, quelle delle Regioni a statuto ordinario come quelle delle Regioni a Statuto speciale, saranno coinvolte da questo processo di riforma, che porterà risparmi sia in termini di efficientamento delle amministrazioni, sia dal riordino degli uffici periferici dello Stato intorno alle nuove Province. Il ruolo dei Consigli delle Autonomie Locali – conclude Castiglione –  diventa adesso determinante, perché sarà attraverso la condivisione delle decisioni tra Regioni, Province e Comuni che si dovrà portare a termine tutto il percorso».

Province senza valore «Le Province? Ormai non valgono più un euro, neppure i soldi di una telefonata». E’ il commento di Andrea Pieroni, presidente della Provincia di Pisa e di Upi Toscana. «In realtà non cambia molto per la Toscana, rispetto a quello che gia' si sapeva. Ora comunque si apre una fase discussione che potrebbe portare qualche modifica nell'iter della conversione in legge del decreto. La decisione del Consiglio dei ministri – spiega Pieroni – abbassa uno dei parametri, quello della superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati (era di 3000), ma nulla modifica rispetto all'effetto sulla Toscana: nessuna provincia attuale risponde a questi parametri. Neppure Firenze, che diventerebbe infatti città metropolitana. Tuttavia, adesso la partita e' in mano al Consiglio delle autonomie locali ed e' qui che, insieme alla Regione e agli enti locali, ci confronteremo per definire l'effettiva riduzione delle province toscane. E' da questo tavolo, infatti, che arriverà la proposta finale al Governo, che provvederà a un nuovo atto legislativo che completerà la procedura. Le province toscane auspicano un processo di accorpamento che porti ad avere solo 5 province e Firenze come città metropolitana»