Intere filiere produttive in difficoltà, famiglie sul lastrico, botteghe chiuse. Uno scenario apocalittico causato dall’Imu che sembra essere alle porte. Nel giorno in cui la Cgia (Associazione Artigiani Piccole Imprese) di Mestre denuncia una stangata sulle aziende pari a 1159 euro annui, la Confcommercio Toscana lancia l’allarme per una situazione che si appresta a diventare «insostenibile» con aziende che rischiano lo strangolamento.

Eccessivo carico fiscale La Cgia denuncia l'eccessivo carico fiscale che le aziende saranno chiamate a sopportare con l'applicazione della nuova imposta. «Quest'anno – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – l'introduzione dell'Imu comporterà un aumento medio delle imposte sui fabbricati a carico delle attività economiche pari a 1.159 euro. Un aggravio fiscale che rischia di mettere in ginocchio molte piccole imprese».

Ipotesi di calcolo Per fare questo confronto, sottolineano dalla Cgia, si e' ipotizzato che l'aliquota Imu, applicata agli uffici, ai negozi commerciali o ai capannoni produttivi presenti su tutto il territorio nazionale, sarà del 7,6 per mille. Per l'Ici, invece, si e' deciso di far ricorso all'aliquota media nazionale applicata dai Comuni nel 2009: ovvero il 6,4 per mille. Inoltre, si e' tenuto conto anche della rivalutazione dei coefficienti moltiplicatori che vengono applicati alle rendite catastali che, per effetto del decreto "salva-Italia", sono passati da 34 a 55 per i negozi e le botteghe, da 50 a 80 per gli uffici e gli studi privati, da 100 a 140 per i laboratori artigianali e da 50 a 60 per i capannoni industriali e gli alberghi. Prendendo in considerazione solo gli immobili produttivi di proprieta' delle aziende – anche se tra quelli di proprieta' delle persone fisiche ci sono molti piccoli imprenditori artigiani, commercianti o liberi professionisti – l'applicazione dell'Imu, rispetto all'applicazione dell'Ici, dara' luogo ad un aggravio della tassazione cosi' suddiviso: 569 euro pro azienda in capo a negozi e botteghe; 949 euro per ciascun proprietario di ufficio o studio privato; 1.566 euro su ogni capannone industriale/artigianale. «Il risultato di questa nostra simulazione – conclude Giuseppe Bortolussi – e' condizionato dalla scelta dell'aliquota da applicare su tutta la platea degli immobili ad uso strumentale presenti nel Paese. La decisione di far coincidere l'aliquota applicata in questo caso/studio con quella ordinaria del 7,6 per mille, ci e' sembrata la piu' equilibrata. Il risultato emerso da questa elaborazione ha confermato la grande preoccupazione sollevata in questi giorni da molti osservatori: se non saranno introdotte delle modifiche applicative, le imprese ed i liberi professionisti subiranno un aggravio fiscale difficilmente sostenibile».

L’allarme di Confcommercio Toscana «L'effetto combinato dell'incremento dell'aliquota base Imu rispetto all'aliquota media Ici, e della rivalutazione dei moltiplicatori catastali, sarà gravissimo per le famiglie e insostenibile per le attività d'impresa – denuncia il direttore di Confcommercio Toscana Andrea Nardin – se a settembre i Comuni decidessero di applicare sugli immobili delle imprese l'aliquota massima, molti negozi e laboratori artigianali rischierebbero di chiudere». Secondo le stime dell'associazione, a Firenze un piccolo bar del centro che pagava 1800 euro di Ici ad aliquota attuale per il 2012 ne pagherà 3000; a Siena un negozio di 81 mq con garage, con rendita catastale di 983 euro, passa dai 239 di Ici ai 488 di Imu; a Pistoia, nel centro storico, un immobile affittato uso negozio subisce un incremento del 76%, e un ufficio nella zona industriale passa da un Ici di 1.385 euro a un Imu di 2.406 euro (+74%). Nella provincia di Pisa per un negozio di circa 25 mq (rendita catastale rivalutata di 483,99 euro) si va dai 98 dello scorso anno ai 202 del 2012.

L’appello agli enti locali Nardin lancia un appello alle istituzioni locali. «Per il piccolo commercio il primo trimestre del 2012 ha registrato un calo delle vendite senza precedenti; il turismo – pur con la sostanziale tenuta del 2011 – risente notevolmente della crisi, e in Toscana dovrebbe essere sostenuto con convinzione da politiche favorevoli all'impresa e non certo caricato con ulteriori balzelli. Chiediamo quindi con forza ai Comuni che nei nuovi regolamenti per l'applicazione dell'Imu si prevedano alcune misure che vadano a mitigare gli effetti distorsivi sulle piccole e medie imprese. Chiediamo ai Comuni di ridurre alla metà l'aliquota IMU attuale nel caso in cui abbia ad oggetto immobili relativi all'esercizio di attività d'impresa, arti o professioni». Un appello che, nel senese, sembra già essere stato recepito partendo dalla risorsa più preziosa, la terra (leggi).