“RiutilizziAMO l’Italia”. E’ ‘invito del Wwf che lancia la campagna nazionale per segnalare on line le aree dismesse o degradate, immaginare come riconvertirle creando “destinazioni d’uso green”, individuarne il riuso ambientale e sociale ed evitare così un ulteriore consumo di suolo.
 
I numeri Il consumo del suolo ha devastato il Pianeta, riducendone lo stato di naturalità a ¼ della sua superficie, e in Italia ha fagocitato 33 ettarial giorno negli ultimi 50 anni, divorando biodiversità, risorse naturali, spazi per la collettività e l’economia locale. Enei prossimi 20 anni il territorio italiano scomparirà al ritmo di 75 ettari al giorno, consegnando all’asfalto e al cemento una superficie complessiva di 600mila ettari ricoperta da aree urbanizzate Per far sì che le aree dismesse o degradate non siano più un “vuoto a perdere”, il WWF, grazie anche al supporto di una rete di docenti universitari ed esperti di urbanistica e tematiche relative al consumo del suolo, invita cittadini e addetti ai lavori a inviare le proprie segnalazioni e suggerimenti fino al prossimo 31 ottobre sul sito wwf.it/riutilizziamolitalia, dove è possibile compilare l’apposita Scheda di segnalazione con tanto di foto dell’area da reinventare.
 
I casi virtuosi Oltre ai noti casi di recupero di edifici significativi per la cosiddetta archeologia industriale, anche in Italia ci sono già esempi che dimostrano come ‘ri-disegnare’ il proprio territorio sia possibile: il WWF ha individuato in 7 regioni 9 casi virtuosi di aree restituite alla natura e alla società che da cave, discariche, paludi, siti militari o industriali sono state trasformate in oasi naturalistiche, parchi agricoli, luoghi di aggregazione, sedi per servizi sociali e l’economia locale. Un’operazione che ha permesso di recuperare quello che è solo un segmento dell’immenso patrimonio edilizio ‘inutilizzato’ in Italia, nel quale si contano oltre 700mila capannoni industriali (molti dei quali costruiti più che per una reale necessità, per beneficiare degli sgravi fiscali della legge ‘Tremonti bis’ del 2001), 5 milioni di seconde case o non abitate su un totale di 29 milioni di abitazioni (880mila uffici sfitti nella sola Milano), quasi 7mila km di linee ferroviarie obsolete (5.535 km di linee chiuse, 502 km di tratti incompiuti e 940 km di linee con tratta variata), senza contare l’inestimabile gamma di aree ed edifici del demanio militare (solo in Sardegna ammontano a 144.230 ettari per una superficie costruita di 467.600 mq).
 
L’esempio italiano Nove casi virtuosi di aree riutilizzare in 7 regioni e restituite ad ambiente e comunità locali. Si va dalla Lombardia, con l’Oasi WWF Foppe di Trezzo un tempo cava d’argilla e oggi area naturalista e tappa migratoria per molte specie di uccelli e il Parco delle Noci di Melegnano (MI), tra le prime oasi urbane in Italia recuperata da una piccola area produttiva degradata. Si passa per il Friuli, dove a Rivignano (Udine) grazie ai fondi europei del progetto LIFE+ è stato fatto rinascere con un bosco umido planiziale, l’antico habitat friulano, alimentato anche da semi e piante che un apposito vivaio distribuisce agli abitanti della zona. Nel Veneto, inoltre, il Forte Marghera (Venezia), un tempo sito militare, oggi è un parco pubblico con numerosi edifici storici e sede di diverse associazioni, oltre che attività di ristorazione incentrate sulla produzione locale e biologica. Altro esempio di recupero del demanio militare in Emilia Romagna, a Reggio Emilia, dove il complesso dell’ex-polveriera oggi ospita, oltre alla sede di associazioni cittadine, un centro per disabili e uno per la famiglia. In Toscana, l’Oasi WWF Stagni di Focognano, oggi habitat di numerose specie e laboratorio di ricerca per molti studiosi, è statasottratta al degrado e all’avanzata dello sviluppo urbano. Nel Lazio, nel centro storico di Roma, l’ex-mattatoio, inattivo dagli anni ’70, oggi ospita la ‘Città dell’Altra Economia’, il museo d’arte contemporanea MACRO, la Facoltà di Architettura di Roma Tre e un centro sociale. Infine, in Campania, a Napoli, il Parco “Lo Spicchio”, dove prima venivano abbandonati i rifiuti e si svolgevano attività illegali e oggi parco urbano con laboratori didattici, e il Parco “Carmine Minopoli”, 14mila metri quadrati un tempo sede di un gasometro e oggi invece parco agricolo al centro della città.