Una regione “no family” con giovani che vivono in famiglia fino ad età avanzata, poche nascite, tanti anziani che necessita di una “welfare review”. Una regione sbilanciata che emerge da una ricerca promossa da Cisl e Cisl Pensionati, presentata questa mattina a Firenze, per confrontare la Toscana con altri sette sistemi regionali: Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Sicilia.

Regione “no family”  Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna presentano un elevato orientamento alla famiglia, mentre la Toscana appartiene al gruppo di regioni no family (con Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania e Sicilia) pur se di poco sotto alla media nazionale: i punti di forza della Toscana sono il quadro normativo, adeguato e orientato positivamente alla famiglia, e il livello di investimenti in politiche sociali. Le zone d'ombra riguardano direttamente la famiglia e la sua struttura. Nel dettaglio, per investimenti in politiche sociali la Toscana si colloca al terzo posto (assieme al Veneto e dopo il Friuli Venezia Giulia e l'Emilia Romagna) grazie in primo luogo al finanziamento sostenuto dai comuni e dalle aziende sanitarie nella costruzione e nella gestione della rete dei servizi: in Toscana vengono investiti 155 euro per abitante, mentre la media nazionale si ferma a 140 euro pro capite.

Famiglia sotto la media nazionale Male tutti gli indicatori connessi alla morfologia familiare. Tutte le funzioni identificate ed analizzate dall'indagine (fare famiglia, fare figli, attivare il mutuo aiuto ed garantire equilibrio generazionale) risultano in grande sofferenza: la Toscana e' l'unica regione, assieme al Friuli Venezia Giulia, a posizionare sotto la media nazionale i valori di tutti e quatto gli indicatori. Superiore alla media nazionale il dato relativo ai 25-34enni che vivono ancora all'interno della famiglia d'origine (in Toscana la percentuale si attesta al 44,2% rispetto al 37,1% della Lombardia e 31,9% dell'Emilia Romagna), evidenziando la difficoltà delle nuove generazione a costruirsi una propria autonomia e nel riuscire a “fare famiglia”.Tra i peggiori a livello nazionale il tasso di fecondità, a dimostrazione della fatica delle giovani coppie toscane a “fare figli” (il 39,3% in Toscana, contro il 44,1% in Lombardia, il 43,1% in Emilia e il 42,2% in Veneto). Significativamente sbilanciato il rapporto tra minori e anziani. Negativo anche il rapporto tra popolazione attiva e inattiva (l'indice di ricambio della popolazione si ferma in Toscana al 54,3%, rispetto al 70,5% della Lombardia e al 71,5% del Veneto). In Toscana, dunque, la famiglia mostra evidenti segni di crisi. Secondo la Cisl i dati sulle dinamiche e sulle relazioni familiari richiedono una riflessione profonda sulle cause di questa crisi e confermano la necessità di cercare nuove strategie di supporto alle famiglie, sostenendo soprattutto quelle sovraccaricate funzionalmente e impegnate ad affrontare, spesso da sole, i problemi connessi alla complessità del mondo del lavoro, allo sbilanciamento generazionale e allo sbilanciamento tra popolazione attiva e inattiva.

La welfare review «Benissimo la spending review lanciata dal governatore Rossi (leggi) – ha detto il segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza – perché anche in questo campo occorre spendere meglio e rendere gli investimenti più produttivi. Ci vuole però anche una “welfare review”, ovvero una revisione delle politiche in chiave familiare, perché solo mettendo in campo tutte le risorse della nostra società possiamo far fronte alla crisi». «L'indagine – ha detto il segretario generale della Fnp Toscana, Mauro Scotti – conferma che il sistema toscano è uno dei più attenti al welfare, ma è centrato sull'individuo, più che sulla famiglia. In questo periodo di crisi scommettere sulla famiglia, più che sull'individuo, può essere vincente».

Politiche positive In Toscana è notevole “compartecipazione al costo del servizi” da parte degli utenti: con i suoi 22 euro per abitante la regione è al terzo posto, dopo Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Il finanziamento dei servizi da parte dei privati è ancora esiguo (2,1 euro per abitante), ma tra i più alti: fa meglio solo l'Emilia Romagna con 5 euro pro capite. In fatto di leggi poi la Toscana si colloca al primo posto tra le otto regioni analizzate, con una normativa positiva in materia di politica familiare. Quattro interventi su cinque (79,4%) vengono definiti come abbastanza familiari e la normativa regionale e' ben organizzata dal punto di vista della politica familiare, inquadrando perfettamente gli interventi e gli attori previsti dalla governance dentro ad una prospettiva di attenzione alla famiglia e alla relazionalità familiare. Un punto debole del quadro normativo riguarda la necessità di definire in modo più efficace il sistema familiare come destinatario degli interventi.

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