gayL’Italia, considerata fanalino di coda in Europa, in tema di unioni civili, da ieri lo è un po’ meno grazie all’approvazione in Parlamento della nuova normativa che permetterà, fra le altre cose, di poter celebrare nel Belpaese i matrimoni fra persone fra lo stesso sesso. Un’approvazione che ha diviso i sindaci italiani, con il leader della Lega Matteo Salvini che ha invitato i primi cittadini del suo partito a ribellarsi alla nuova legge sulle Unioni civili.

nardellaNardella: «Appena sarà emanato il decreto celebrerò con soddisfazione i matrimoni» Non la pensa così il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Ho salutato con soddisfazione e apprezzamento il voto del Parlamento sulla legge per le Unioni civili – ha dichiarato – L’Italia era rimasta fanalino di coda, ora finalmente ha una legge che riconosce dei diritti nuovi a cittadini della nostra Repubblica attuando anche un principio molto chiaro della nostra Costituzione: l’articolo 3 che stabilisce l’obbligo per le istituzioni di riconoscere piena ed uguale dignità a prescindere anche dal sesso. Inoltre voglio dire che da sindaco non appena sarà emanato il decreto del governo in attuazione della legge mi appresterò con soddisfazione a celebrare anche personalmente queste unioni civili e come cattolico non mi sento affatto ferito, non vedo limitata la mia libertà religiosa ed i miei valori. Trovo anzi che l’Italia abbia davvero fatto un passo in avanti, al di là di tante chiacchiere e di polemiche pretestuose anche questa volta contro il governo, questo è un fatto. La si può pensare come si vuole ma l’Italia ha una vera, nuova legge sulle Unioni civili ed è un grande fatto».

ghinelliGhinelli: «Contrario ma non mi opporrò a una legge di stato» «Io sono culturalmente contrario ma non mi opporrò certo a una legge di Stato, la disobbedienza che dice Salvini non credo si possa fare – ha dichiarato invece il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, uno dei pochi primi cittadini toscani di centrodestra, l’unico di capoluogo – E anzi non ci sarebbe nulla di più incivile di relegare in un ghetto le unioni civili ora che sono approvate. Io non le avrei fatte. Perché le priorità del Paese sono altre e perché io ritengo che la famiglia sia tra un uomo e una donna.Io non celebro nemmeno i matrimoni, sono divorziato, figuriamoci se mi metto a sposare persone. Ma se lo Stato ha sancito l’esistenza di un diritto io sindaco non posso esimermi. E tutte le sedi oggi a disposizione per i matrimoni lo saranno per le unioni civili».