«È impensabile predicare unità e coesione adesso, dopo che si è voluto per forza un congresso provinciale di scontro». Risponde così Claudio Marignani a Francesco Michelotti, all’indomani del congresso del Popolo della Libertà di Siena che si è tenuto lo scorso sabato a Bettolle. Claudio Marignani, coordinatore uscente, è stato confermato alla guida del PdL senese con il 59% delle preferenze dei votanti. «Se non si accetta questo risultato, credo che chi è contrario debba rivalutare e rivedere la sua idea di fare politica. La sede di Bettolle non ha influenzato il voto e si è registrata grande partecipazione al congresso. Anche da parte di molti studenti fuori sede che hanno appoggiato Michelotti».

Alla ricerca di coesione interna Francesco Michelotti, uscito sconfitto dalle urne bettolline, ha annunciato adesso battaglia ed una dura opposizione all’interno del partito. «È nel suo diritto, è legittimato a farlo – prosegue Marignani -. Il mio auspicio è che adesso si possa stipulare un progetto unitario per il PdL della provincia di Siena. Anche se è impossibile farlo nell’immediato, visto il congresso-scontro di Bettolle. Un frazionamento interno che ho provato a scongiurare fino in fondo: a tre giorni dal congresso avevo anche provato a ritirare la mia candidatura a patto che si potesse trovare una nuova coesione all’interno del partito. Questo non è avvenuto proprio perché Michelotti e i suoi sostenitori sono voluti arrivare alla ‘battaglia’ delle urne di Bettolle, convinti di poter vincere e di poter dare un segnale forte. Questo non è avvenuto perché gli iscritti al Popolo della Libertà hanno espresso liberamente la loro preferenza, senza influenze o ingerenze di nessun tipo. Un risultato che va accettato senza lasciarsi andare ad accuse che sembrano più da ‘Feriae Matricolarum’ che da candidati dirigenti di partito o frasi fuori luogo come si sono lette nei social network. Frasi preferisco non commentare».

Il ruolo di Verdini In tutto questo contesto aleggia l’ombra di Denis Verdini, commissionario straordinario e coordinatore nazionale del PdL, che secondo Michelotti avrebbe influenzato da Roma il voto senese imponendo che l’assemblea venisse fatta a Bettolle, ma che anche dal senatore Amato viene accusato per aver scaturito quel frazionamento generale che si è registrato in tutti i congressi piddiellini della Toscana. «Credo di aver parlato con Verdini al massimo tre volte – conclude Claudio Marignani – e solo in occasioni pubbliche. Mi muovo all’interno di un partito di cui devo rispettare i ruoli istituzionali. Penso che chi mi ha votato a Bettolle possa aver visto Verdini al massimo in televisione. Impensabile e improponibile parlare di ingerenza da parte di Verdini».