Non si placa la polemica ad Arezzo sulla decisione dei giorni scorsi assunta dal presidente del Consiglio comunale di tramutare una seduta dell’assise da aperta in chiusa. Una decisione assunta su quanto stabilito dal regolamento comunale e giustificata per motivi di privacy dal momento che i consiglieri avrebbero dovuto discutere sulla nomina di un componente nel Cda di Nuove Acque. Il Consigliere di maggiornaza Rossi ha alzato la voce al grido di «oscurantismo» ed ha presentato una proposta di delibera contro le sedute a porte chiuse che adesso passerà in conferenza dei capigruppo prima di approdare come mozione in cosniglio comunale.
Ossimoro istituzionale «Quando una legge è sbagliata bisogna cambiarla». Così ha esordito Angelo Rossi, vicepresidente del Consiglio comunale tra le fila della maggioranza, dopo che le porte del consiglio sono state chiuse e sono stati sbattuti letteralmente fuori dall’aula cittadini e stampa. «Non voglio polemizzare sulla vicenda degli scorsi giorni, ma concentrarmi sul nostro regolamento comunale che permette lo svolgimento di un Consiglio in seduta privata – ha aggiunto Rossi -. Questo è inaccettabile. E’ un ossimoro istituzionale, va contro i principi fondamentali della democrazia rappresentativa. Nella cosa pubblica niente dovrebbe essere segreto. Per questo ho presentato una proposta di delibera di iniziativa consiliare per eliminare le sedute a porte chiuse».
La palla passa alla conferenza dei Capigruppo «La vicenda che ha scatenato la mia azione è quella avvenuta nello scorso consiglio comunale – ha spiegato Rossi -. Il presidente del Consiglio comunale Alessio Mattesini, di sua volontà, senza consultazione coi consiglieri, ha deciso di far passare la seduta da pubblica a privata, su due piedi. Questo perché stavamo discutendo sulla nomina di Alberto La Penna di Forza Italia di Pistoia, come rappresentante del Comune di Arezzo nel Cda di Nuove Acque. Questione che ha scatenato una bufera. Si è parlato di una scelta fatta per tutelare la privacy di questa persona, ma io non sono affatto d’accordo. Quando si parla di amministratori pubblici, nell’esercizio delle funzioni pubbliche, non esiste privacy. Stavamo discutendo di questo, non di sue questioni private. I cittadini, i giornalisti, tutti quanti avevano diritto di sapere. Per questo io oggi ho presentato l’atto politico più forte che avevo nelle mie mani. Non voglio che episodi di questo genere facciamo passare la coalizione Ghinelli come una maggioranza di governo oscurantista, perché non lo siamo. Aspettiamo l’approvazione da parte della conferenza dei capigruppo, che spero arriverà unanime, così da trasformare questo mio atto in legge».
Il sindaco storce il naso Di tutt’altro avviso sembra essere il Sindaco di Arezzo che sostiene la validità della scelta del presidente del consiglio comunale. Pur non assumendo posizioni nette nei confronti della proposta di Rossi, il sindaco sembra storcere il naso di fronte alla possibilità che tutti i lavori del Consiglio possano svolgersi a porte aperte. Segnale di spaccatura nella maggioranza?. «L’iniziativa di Rossi è molto interessante – ha dichiarato il primo cittadino Alessandro Ghinelli –. Valuteremo tutti insieme se rinunciare o meno all’opzione della seduta consiliare a porte chiuse. Resta il fatto che, quando si parla di questioni delicate, come il dare un giudizio sulla professionalità e la correttezza di una persona, non lo si può fare in pubblico. Ne parleranno i capigruppo privatamente. Una cosa è sicura, certe cose sulla stampa non ci devono andare».