“Se non ci saranno modifiche alla manovra, come sindaci toscani proporremo di bloccare il censimento 2011”. A lanciare questa nuova iniziativa di protesta da parte dei Comuni rispetto alla manovra economica del governo, recependo le indicazioni emerse dall’Assemblea dei Comuni toscani che si è svolta questa mattina in Palazzo Vecchio a Firenze, è il presidente di Anci Toscana Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno.


Protesta simbolica – Una proposta, quella lanciata dal presidente di Anci Toscana, che si aggiunge alle numerose iniziative di mobilitazione già annunciate e programmate dai sindaci toscani e italiani, a partire da quella del 15 settembre prossimo: “Il 15 settembre bloccheremo simbolicamente il servizio anagrafe e stato civile e i sindaci e gli amministratori dei comuni apriranno le porte dei municipi ai cittadini per spiegare loro gli effetti della manovra sul loro comune e sulla capacità di mantenimento del livello dei servizi. Si tratta di un’azione simbolica perché non vogliamo creare disagi ai cittadini. Vogliamo spiegare ai cittadini che i sindaci non sono una casta, nei comuni non ci sono più sprechi”.


A rischio l’autonomia comunale – Secondo il presidente dell’Associazione dei comuni toscani, se non ci saranno cambiamenti, ad essere messo in discussione non è solo il federalismo, ma l’autonomia comunale vera e propria: “Questa manovra impedisce ai Comuni di investire, a tutti, anche a quelli virtuosi, che hanno milioni di euro in cassa. Nel 2012 la manovra costerà ai Comuni toscani 458 milioni di euro, corrispondenti in termini procapite ad una ulteriore diminuzione di risorse a disposizione per ciascun cittadino toscano pari ad altri 123 euro rispetto all’anno precedente. I Comuni hanno stoppato i pagamenti dal 30 giugno e fino al 1 gennaio 2012 non potranno ricominciare a pagare le imprese. In questo  modo viene impedito ai comuni di essere motore di sviluppo. Senza contare il blocco del personale, del turn over e della formazione, che mette in gravissima difficoltà soprattutto i piccoli comuni”.


Le richieste – Sono tre le richieste fondamentali di cambiamento che i Comuni avanzano con forza: “La revisione del Patto di stabilità – precisa Cosimi – che impedisce ai Comuni di utilizzare risorse che hanno in cassa. Chiediamo di dilazionare in 5/6 anni anziché far scattare dal prossimo anno il dimezzamento della possibilità per i Comuni di accendere mutui per investimenti, vogliamo poter utilizzare una percentuale di almeno il 5-10% dei residui passivi bloccati nelle casse dei comuni, circa 40 miliardi. Questo consentirebbe di rimettere in moto la capacità di investimento dei Comuni. Se non ci saranno cambiamenti, andremo verso iniziative eclatanti”.


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