Le vicende dimenticate dalla storia che hanno sconvolto la vita in un tranquillo monastero della provincia senese rivivono oggi nelle pagine di un libro. “Le Beatelle della mala stantia – Una chiesa e un convento perduti e ritrovati” (primamedia e Betti Editrice) verrà presentato domenica 14 agosto alle 21 nello splendido scenario di Fonte Maggiore a Campiglia d’Orcia, in un incontro organizzato dalla Pro Loco e dall’Associazione storico-culturale Societas Tintinnani, al quale parteciperanno gli autori del volume: Zelia Grosselli, Gianguido Piazza, Francesco Angelini e Irene Sbrilli.


Il volume – Il 3 luglio del 1576 arriva a Campiglia d’Orcia un visitatore d’eccezione: si tratta di Francesco Bossi, vescovo di Perugia, inviato dal Papa per ispezionare la conformità delle diverse comunità cristiane ai decreti del Concilio di Trento. La presenza dell’alto prelato sconvolgerà la tranquilla vita del piccolo paese toscano. Dieci suore vengono costrette a scegliere tra la clausura, sotto la sorveglianza del locale parroco, e l’abbandono dei voti con il ritorno in famiglia, sottoposte all’autorità paterna. Ma le Beatelle, per due lunghi giorni, provano a resistere e diventano loro malgrado protagoniste di uno dei primi esempi di ribellione all’autorità maschile. Finiranno poi per chinarsi alle volontà della Controriforma e cadere nell’oblio della storia. Gli autori, partendo dal verbale di viaggio del Bossi, raccontano la resistenza delle donne campigliesi, riportando alla luce fatti, persone e luoghi dimenticati dal tempo. Come la chiesa e il convento di Santa Maria, la cui scomparsa rappresenta un autentico mistero. La pieve, a lungo la più importante del paese, svanisce nel nulla nei primi decenni del XIX secolo. Oggi, grazie allo studio di documenti inediti, il lettore ha la possibilità di conoscerne l’evoluzione negli ultimi cinquecento anni.


Campiglia d’Orcia

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