Toscana, Emilia Romagna e Umbria hanno scelto una linea comune di rimodulazione del ticket in base al reddito dei cittadini. E l’hanno presentata oggi pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta in Palazzo Strozzi Sacrati, sede della giunta regionale toscana. Con il governatore della Toscana Enrico Rossi, e l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia, erano presenti il governatore dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, con l’assessore alla sanità Carlo Lusenti, e l’assessore allla sanità dell’Umbria Franco Tomassoni.


L’unione fa la forza – “Già il fatto che ci troviamo tre Regioni insieme ha un suo peso e un suo significato – ha detto il presidente della Toscana Enrico Rossi – Abbiamo voluto fare una manovra che desse il segnale che vogliamo tutelare le fasce più deboli. Finora abbiamo resistito a questa ingiustizia del ticket e abbiamo proposto di tassare il tabacco. Tutte le Regioni hanno condiviso questa proposta, ma sorprendentemente il Governo ha rinviato tutto a settembre. Continueremo la battaglia, ma intanto abbiamo deciso questa manovra, per dimostrare che si può trovare una strada diversa, anche a fronte di un obbligo che ci viene imposto dal governo. Sembra che anche altre Regioni vogliano seguire la nostra strada”.


Le misure introdotte – Enrico Rossi ha illustrato le misure introdotte dalla Toscana e dalle altre due Regioni (ovviamente, con un impatto economico diverso per ciascuna Regione). “Abbiamo modulato i ticket in base al reddito – ha spiegato – Non vogliamo seguire le indicazioni del governo, di mettere un ticket di 10 euro per tutto, e per tutti indistintamente. E’ facile andare a chiedere a tutti nello stesso modo. Così ci rimette il più debole. Noi procediamo a fare questa operazione perché ci è imposta dal governo, né possiamo dire che questi soldi ce li mettiamo noi. E’ il governo che ci impone di mettere i ticket, dopo aver negato di finanziarli e aver respinto la nostra proposta di tassare il tabacco”.


Il flop del 2007 – Vasco Errani ha ricordato che i ticket erano già stati sperimentati senza successo nel 2007: “Furono sperimentati per 6 mesi, e tolti perché tutte le Regioni dimostrarono nei fatti che avevano l’effetto contrario, e il 30% delle prestazioni si spostavano sul privato. Provocavano un doppio danno: ai cittadini, e al sistema sanitario, per minori entrate. Perché allora questa scelta da parte del governo? Prescindendo dai risultati, il governo ha semplicemente cancellato una parte delle risorse che doveva corrispondere alle Regioni. Per noi, chi deve pagare di più è chi ha di più, e non chi è più malato. E’ questo il principio fondante del sistema universalistico. Ci sono momenti – ha concluso – in cui a chi governa è richiesto coraggio, e questo è uno di quei momenti. Il governo, questo coraggio non l’ha saputo trovare”.


La battaglia prosegue – “Abbiamo condotto una battaglia strenua, la tassa sul fumo avrebbe risolto la situazione – dichiara l’assessore Daniela Scaramuccia – Il governo ci tiene a dire che il tavolo è ancora aperto, ma nei fatti siamo obbligati a mettere i ticket. La scelta era tra applicarli così come sono stati decisi dal governo, oppure trovare una rimodulazione più equa. Con Emilia Romagna e Umbria abbiamo lavorato insieme per condividere una manovra analoga”. “Queste tre Regioni fin dal primo momento non hanno avuto dubbi sulla necessità di contestare il ticket, che da subito è apparso iniquo – è la dichiarazione dell’assessore dell’Umbria Franco Tomassoni – E non ci siamo limitati a contestarlo, ma abbiamo avanzato la proposta di un’accisa sul pacchetto di sigarette, che avrebbe avuto anche un valore salutistico, oltre che sanitario, e ci avrebbe messo in linea con l’Europa per la lotta al tabagismo. Questa battaglia, noi continueremo a farla”.


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