Il disagio era stato annunciato e disagio è stato. “Attenzione. Informiamo i signori viaggiatori che oggi 22 luglio, fino alle ore 21, i treni potranno subire variazione o cancellazioni per lo sciopero nazionale del personale del Gruppo Ferrovie dello Stato italiano. Ci scusiamo per il disagio”. La voce registrata lo ripete in modo perpetuo dagli altoparlanti della Stazione Termini. Siamo andati a Roma, nel cuore dello sciopero dei ferrovieri. La libertà di scioperare è garantita, giuste o sbagliate che siano le rivendicazioni della categoria. Ma quello che dovrebbe essere altrettanto garantito è la libertà di muoversi per migliaia e migliaia di persone che per lavoro, vacanze, motivi personali di qualunque tipo hanno necessità di prendere un treno. Almeno è quello che dovrebbe avvenire in un Paese civile. E così la parola “sciopero” la stanno imparando anche i turisti stranieri della Capitale, che da Termini in queste ore pensavano di raggiungere le altre città d’arte, Napoli, Firenze o Venezia. E per un giorno tutti i tipi convogli, dalle varie Frecce – Rossa – Bianco o d’Argento, ai regionali per Frascati, agli intercity per Genova Brignole, sono accomunati da un’unica parola: cancellazione. Nel punto Informazioni all’interno della stazione Termini i due soli addetti al punto informazioni, fanno i miracoli, presi d’assalto in tutte le lingue per rispondere a chiunque gli chieda come fare per raggiungere quello o quell’altro luogo, o per ottenere il rimborso del biglietto. E accanto c’è la biglietteria, con un solo addetto che oggi lavora, causa sciopero del personale. Così la fila per fare il biglietto si trasforma in un triplo, quadruplo serpentone: i signori viaggiatori intanto si mettono l’anima in pace e dopo 45-60 minuti riescono ad avere il proprio biglietto. Sempre che nel frattempo il loro treno non sia stato soppresso. I treni, ci sono, fermi, con i motori spenti. E nel piazzale interno, con il capo all’insù, a vedere il tabellone degli orari, una folla in continuo aumento. Dai, coraggio “signori viaggiatori”, in fondo lo sciopero dura solo fino alle ore 21, non manca molto.
Roma, ore 11.30 – Lorenzo Benocci