Le gabbie sono ancora chiuse ed ancora non si sente lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli negli ippodromi d’Italia e della Toscana. La situazione è in totale stallo: l’ippica italiana è ancora ferma e non sembrano arrivare novità interessanti, nonostante le manifestazioni romane dell’11 e 12 gennaio e i messaggi di apertura del Ministro per l’agricoltura, Catania. Lo scorso fine settimana è arrivata una nuova fumata nera dopo il confronto tra la commissione Agricoltura del Senato e l’Associazione dei Funzionari Ippici addetti al controllo delle corse con il rigetto da parte del Governo dell’emendamento presentato dal deputato del Pdl Francesco Marinello che prorogava i finanziamenti all’ippica anche nel 2012. Una boccata di ossigeno che avrebbe permesso di iniziare l’attività nell’anno in corso, ma il parere contrario del Governo e dei suoi relatori ha confermato il taglio lineare del 40% ai contributi statali al comparto delle corse. «Non chiediamo soldi, ma riforme. Ci hanno ormai messo in ginocchio e non sappiamo come uscirne». È questo il commento (lasciato in esclusiva ad AgenziaImpress.it) di Barbara Renzulli, driver fiorentina di nascita ma residente a Montecatini Terme, dove lavora come allenatrice, guidatrice e proprietaria di cavalli da corsa.

Vogliamo riforme «Le due manifestazioni di Roma, lo sciopero prolungato dal primo gennaio. Ad oggi non sono serviti a nulla – continua la Renzulli -. Abbiamo un bisogno forte di riformare il sistema delle scommesse ippiche su cui il monopolio statale esercita dei prelievi sulle vincite decisamente superiori rispetto a quelli degli altri sport. La rovina dell’ippica è stata l’apertura delle sale ippiche alle scommesse su calcio, basket, tennis, volley, rugby ecc. ed anche alle slot machines automatiche». Nella sola Toscana rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro oltre 50mila persone e 15mila cavalli potrebbero rimanere fermi. Un problema non recente e che nasce da diverse concause secondo la stessa Barbara Renzulli, presente a Roma durante le manifestazioni in Piazza Montecitorio e davanti alla sede dell’Aams. «L’Aams ci ha risposto che non ha mai ricevuto segnalazioni dall’Unire (Unione per l'Incremento delle Razze Equine) in merito ai problemi del sistema delle scommesse, e questo direi che è emblematico sullo stato di salute di tutto il comparto ippico italiano. Quando chiediamo riforme, intendo riforme serie, sostanziali e che riguardino tutta la struttura. C’è bisogno di trasparenza e di una migliore gestione degli ippodromi. Lo sciopero e le manifestazioni romane in tal senso sono state del tutto controproducenti – tuona la Renzulli -. Anche l’Unire deve prendersi le sue responsabilità, privatizzando gli ippodromi ed esercitando un’attività di controllo sulle concessioni. Troppo spesso, anche nel recente passato, chi gestiva gli ippodromi ha ricevuto i finanziamenti dell’Unire senza però reinvestirli nella gestione e nelle migliorie per le strutture ippiche che oggi, in qualche caso, sono addirittura sporche e fatiscenti. L’ippica è sempre stata un settore che si è autofinanziato, a patto che tornino ad esserci regole serie e soprattutto che queste vengano rispettate».