“Prima si accoglie chi ha bisogno, poi gli si dà da mangiare e solo dopo gli si domanda gli è”. Questa in sintesi l’essenza del modello toscano di accoglienza raccontato dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi messo in pratica con lo sbarco degli immigrati tunisini.


L’esempio toscano – “Sbarcati gli immigrati dalla nave – ha spiegato Rossi – c’era da procedere alle pratiche di identificazione: con grande saggezza è stato evitato di concentrare in un solo luogo centinaia di uomini che, invece, sono stati inseriti in tante piccole comunità; è stata data loro una immediata accoglienza e solo dopo si è proceduto alle pratiche di riconoscimento”. Riferendosi alla visita del capo di Stato, Giorgio Napolitano, in Israele e nei territori palestinesi, Enrico Rossi (“non avanziamo pretese, ma noi ci siamo”) ha rilanciato la possibilità di “offrire Firenze e l’intera Toscana come luogo di incontro fra palestinesi e israeliani”.E sempre a proposito del rapporto fra Toscana e Mediterraneo, Rossi ha confermato la volontà di istituire, nella struttura regionale, uno specifico ufficio per il Mediterraneo (“in modo da sviluppare efficaci dispositivi di cooperazione economica coinvolgendo il sistema Toscana nella sua interezza”).


Le proposte – Altre quattro le proposte di Rossi (“perchè non ci possiamo sottrarre alla costruzione di una politica della unità del Mediterraneo: ce lo domanda il nostro futuro, non il nostro passato”): “contribuire a una rete forte fra Regioni e enti locali delle due rive mediterranee, nord e sud, in modo da sostenere processi di democrazia; sviluppare una rete di università fra nord e sud con programmi di mobilità studentesca da e verso la Toscana; sostenere il dialogo fra culture; fare dell’accoglienza degli immigrati un grande strumento per l’unità del Mediterraneo”. Su quest’ultimo punto, Enrico Rossi è tornato più volte per ribadire la novità e l’efficacia del “modello toscano di accoglienza”: dislocare gli immigrati, in piccoli gruppi, in case di ospitalità gestite dal volontariato religioso e laico e in accordo con gli enti locali; abbattere i muri della paura, in rapporto al territorio, con un governo intelligente e solidale del fenomeno; rifiutare il modello delle tendopoli e dei grandi concentramenti; coordinare tutte le istituzioni locali, le prefetture, le associazioni; rassicurare i cittadini, sconfiggendone i timori (“dalla paura alla politica”). Ed è così – ha sintetizzato Rossi – che, in un mese, sono stati accolti circa 800 immigrati.


Firenze