«Una terra promessa, un mondo diverso». Non solo il testo della celebre canzone di Eros Ramazzotti, ma anche l’augurio di tanti addetti ai lavori del comparto ippico toscano che stanno seriemente prendendo in considerazione l’idea di trasferirsi all’estero, in particolare in Francia, stante l’aggravata crisi del mondo che ruota intorno ai cavalli italiani. L’ippica italiana, come noto, è ferma ormai dal primo gennaio e difficilmente si può prospettare al data della prossima data di riapertura.
La grande fuga Tutti in Francia, tutti all’estero per cercare soldi e fortuna alla ‘Dettori-style’ seguendo quello che è considerato il miglior fantino al mondo, italianissimo, ma da anni lontano dalla madre patria. Gubellini e Bellei, toscano e top driver italiano, hanno già deciso di esibirsi con una certa costanza a Vincennes. Lo stesso percorso verrà intrapreso da Lucio Colletti che in Toscana ha allenato cavalli come Locomotion Om, Maier e Magic’s Club: soggetti che stanno per trasferirsi dal Granducato alla corte ippica transalpina. La cupa situazione italiana trova ancor più gravità in Toscana, storicamente terra di cavalli e dal numero più elevato di ippodromi in Italia. Ben 8: due a Firenze, poi Pisa, Livorno, Grosseto, Montepcatini, Follonica e Capalbio. Quasi 3000 invece è il numero degli addetti ai lavori di tutto il comparto (dai fantini ai driver per arrivare a chi produce il fieno e la biada) che rischiano seriamente di perdere, definitivamente, il proprio posto di lavoro.
Chi resta scende in piazza Rabbia e paura per un futuro quanto mai incerto. Sono questi i fattori che spingeranno circa 300 toscani all’appuntamento in Piazza Montecitorio a Roma, giovedì prossimo (12 gennaio), e che si uniranno alla grande iniziativa di protesta del mondo dell’ippica per dire no al taglio netto del 40% dei contributi per questo settore, previsto dalla Manovra ‘Salva Italia’ del Governo Monti. Una piazza che si prospetta gremita di fantini, driver, allevatori, proprietari e soprattutto di tanti cavalli, per cui è lecito temere per la loro stessa sorte.
Le risposte Il tam tam mediatico e sui social network sembra stia prendendo sempre più piede ed è impossibile notare come l’attesa stia decisamente salendo in vista della manifestazione di giovedì. «Aprirò un tavolo con l'Economia per favorire un regime differenziato delle scommesse ippiche e un prelievo fiscale ad hoc per i gestori» Così il ministro per le politiche agricole Mario Catania, in un'intervista a La Repubblica sul piano per il rilancio del settore ippico. «Bisogna ricostruire l'appeal delle corse attraverso gare di qualità, controlli più rigidi su doping e puntate – sottolinea il ministro dell’agricoltura, che sembra aver preso a cuore la questione della crisi del comparto ippico. E assicura -. Il governo ridarà credibilità all'ippica. Le corse resteranno in Italia». È di oggi però la notizia di una nuova ‘invettiva’ contro la manovra finanziaria che taglia le gambe al mondo delle corse regolari. «Il taglio operato dal Governo sul settore ippico, i cui finanziamenti pubblici sono scesi da 150 a 40 milioni di euro nel 2012, rischia di mettere in ginocchio circa 50mila addetti del settore e 15mila cavalli- dichiara Carlo Pileri, Presidente dell'Adoc (Associazione per la difesa e orientamento consumatori) -. Si sta correndo il rischio di eliminare un'antica tradizione italiana, gettando sul lastrico circa 50mila lavoratori del settore ippico e danneggiando anche la razza equina per eccellenza, e' a rischio difatti il futuro di oltre 15mila cavalli. Un taglio a tutto vantaggio di altri Paesi, dove invece il settore ippico viene valorizzato e protetto dallo Stato».
Le ‘terre promesse’ forniscono possibili soluzioni Per Adoc il taglio del governo all’ippica è un danno alla tradizione italiana, a tutto vantaggio dei Paesi esteri. «Per sostenere i costi e finanziare congruamente il settore basterebbe girare il 2% degli incassi annui che lo Stato ottiene dai giochi, pari complessivamente a oltre 70 miliardi di euro, come previsto in altri Paesi, in primis in Francia – continua Pilieri -. Negli ultimi anni si è assistito ad un abbandono progressivo del settore ippico da parte dello Stato, che ad oggi è uno sport "inquinato" proprio a causa della mole di puntate che gravitano su di esso, e sui giochi d'azzardo online. In questo senso crediamo sia opportuno destinare parte degli incassi al finanziamento di un Fondo che informi sui rischi del gioco d'azzardo, tramite campagne da effettuare in collaborazione anche con le Associazioni dei consumatori, e dia assistenza ai giocatori patologici e alle loro famiglie».